Non abbiamo mai parlato con Patrick, ma solo per oggi vogliamo provare a metterci nei suoi panni...

Così il movimento delle 6000 sardine introduce l'evento organizzato nel tardo pomeriggio di lunedì per Patrick Zaky, studente del'Università di Bologna finito nelle maglie della giustizia dell'Egitto di al Sisi, che l'ipocrisia delle cosiddette democrazie occidentali non definisce Stato canaglia per il semplice fatto che è conveniente e remunerativo, ad oggi, farci affari.

Patrick Zaky come Giulio Regeni, con la sola differenza che per il momento è ancora vivo.

"Il mio nome è Patrick, ho 27 anni e sono nato in una città egiziana di nome Mansoura. Sono un attivista e ricercatore. Mi piace giocare a calcio e ho una passione per lo studio dei diritti delle minoranze. Per questo da settembre vivo a Bologna e frequento il master internazionale in Studi di genere. La mattina del 7 febbraio sono partito da Bologna per una breve vacanza a casa. Ma appena atterrato al Cairo, sono stato fermato dalla polizia: un mandato d’arresto a mio nome mi descriveva come un pericolo per lo Stato egiziano.

Ora mi trovo in cella, e da dentro questa cella non ho voce.

Ho bisogno delle vostre voci. La voce dei miei amici che hanno creato una petizione su Change.org per la mia libertà, la voce dei miei compagni di master, la voce degli studenti che come me si impegnano per le difesa dei diritti umani, la voce di tutte le persone che con il loro sostegno possono amplificare la mia storia".

La sua storia, questa sera, hanno provato a raccontarla quelle persone che dal rettorato dell'Università hanno sfilato verso Piazza Maggiore, manifestandogli manifestare la loro solidarietà  e chiedendo con forza che i suoi diritti vengano rispettati e che possa tornare al più presto a frequentare le aule universitarie. 

Il 22 febbraio è fissata l'udienza in cui si deciderà per un suo eventuale rilascio.