I biscugini iberici hanno sopportato per una vita l’interiezione in stile corrida, che li colpiva ogniqualvolta palesavano la loro provenienza, dunque anche noi ci concediamo la banalità…anche perché la plaza de toros è ormai quasi un residuato del tempo che fu, buono per chi ancora volesse leggersi Hemingway, con i suoi Joselito, Ordonez e compagnia; le arene sono state pressoché tutte convertite in centri commerciali o spazi per concerti ( oggi disertati per i noti motivi sanitari). Ebbene sì, noi ne vedemmo una, e ve ne abbiamo dato conto: perdono, fu un’esperienza antropologica e dopotutto, c’era il re con la crème aristocratica madrilena, imperdibile, tanto tempo fa.

Così vedemmo la Spagna, fino a poco tempo prima terra decadente, tutta flamenco e olivi e rifugio di balzani vip alla Orson Welles, balzare come una tigre avanti a tutti, grazie a massicce dosi di finanziamenti esteri: colate di cemento ovunque, spiagge prese d’assalto, people from Ibiza, donne sull’orlo di una crisi di nervi. Chi erano codeste?

Ora non si riesce nemmeno più a immaginarle, quelle ragazze con le brune chiome e gli occhioni dardeggianti, che sciamavano per discoteche e dehors, finalmente liberate dai vincoli della mentalità “borbonica” , un po’ pazzerelle, come tutti coloro che hanno appena scoperto la libertà.

Proprio in quel frangente emerse, quale narratore ufficiale di un paese che cambiava pelle, un ragazzotto castigliano, riccioluto e rotondetto, con il suo amico e pupillo Antonio Banderas: questi era un ragazzino andaluso come mille se ne potevano trovare da quelle parti, ma baciato dalla sorte, che per lui si chiamava Pedro Almodòvar. Antonio spiccherà poi il volo verso gli States, conquisterà una torma di dive, ne impalmerà una, Melanie Griffith, grande amore coronato dalla nascita di Stella, unione mediamente lunga, per i canoni di Hollywood.

Il pubblico almodovariano è sostanzialmente femminile o transgender, per i temi trattati, e forse per l’appartenenza delle sue ricercate opere al genere grottesco, poco praticato nel resto nel mondo; in tale ambito, gli spagnoli sono maestri, a quella scuola si formò il nostro Marco Ferreri, esordiente proprio con una pellicola ivi prodotta, che consigliamo caldamente, El cochechito.

I titolo sono molti, le trame spesso da intravedere, sovrapposte e criptate, racconti di vita scorticati, oltre il seminato e l’incolto: ci si adegua anche quando non si capisce.

Un fatto è certo, Pedro è un formidabile regista di donne, e quante ce ne ha regalate, valorizzandole al meglio, da Carmen Maura a Victoria Abrìl all'impareggiabile Chus Lampreave, dee di un tempo che è già negli annali, mosse da quel novello George Cukor che, nel film, La Mala Educaciòn, omaggiò l’Italia mettendo in sottofondo “Cuore matto”, la memorabile hit di Little Tony.

Grazie, per sempre.