Quando si vuole affrontare questo argomento con serietà ci si rende conto che raccoglie in sé numerosi aspetti che sono equamente importanti: religioso, culturale, politico, giuridico, morale, economico, sociale, civile. Si strappa un velo su una parte dell’umanità sempre visibile e partecipativa ma, allo stesso tempo estranea perché esclusa da qualsiasi considerazione. Abbiamo sotto gli occhi un fenomeno sconcertante e atroce, uno sterminio silente di genere che si è consumato per secoli e si sta consumando tutt’ora a danno della femmina umana: cambia solo la modalità ma non la sostanza che la determina.  È nel profondo baratro della storia che dobbiamo ricercare le origini di quanto abbiamo subito e ancora stiamo subendo quotidianamente: varie e più o meno celate forme di violenza ci accompagnano sin dalla nascita come una “condanna naturale” assumendo caratteristiche e modalità nuove e crudelmente originali a secondo del periodo storico che si considera. L’atto più liberticida, sconsiderato ed offensivo risiede nei modelli comportamentali decisi ed imposti a chi appartiene al genere femminile: o ci si conforma o sei fuori dalla società!

Stranamente a determinare tale aberrazione è il mutare del rapporto tra l’umanità e il mondo spirituale che anticamente veniva celebrato attraverso rituali sacri officiati da sacerdoti e sacerdotesse, la stessa medicina era considerata un’arte sacra e riservata a particolari soggetti – uomini e donne – che si avvalevano di conoscenze, gran parte delle quali erano di natura spirituale, basta leggere gli antichi scritti dei filosofi greci che erano degli iniziati. In questo contesto occorre collocare la donna e le sue funzioni mediche che esercitava nel tempio o anche al di fuori dopo aver ricevuto una istruzione durissima e l’iniziazione: la sua vita era consacrata al bene dell’umanità. Ai segreti iniziatici era associata la conoscenza delle proprietà officinali delle erbe e la loro preparazione per uso terapeutico. Con la decadenza delle scuole iniziatiche rimanevano delle conoscenze sull’uso delle erbe che venivano tramandate di madre in figlia: diverrà con i secoli la medicina dei poveri.

Questa è la storia di una parte oserei dire privilegiata delle donne che avevano un destino particolare ma fuori dai templi c’erano coloro che dovevano vivere una vita dura e sacrificata alle ferree regole delle consuetudini che obbligavano la donna a sposarsi in giovanissima età, a fare figli e a soddisfare ogni necessità del marito: erano fortunate coloro che trovavano il “buon padrone”!

La letteratura medioevale ci trasmette la storia di donne particolari e falsi modelli di vita femminile. La storia la scrivono i letterati e i potenti ma la vera vita la vivono i semplici, gli illetterati, i poveri, i diseredati che sono la “maggioranza silenziosa”.

Nella storia dell’umanità avviene una svolta rivoluzionaria con l’avvento del cristianesimo che darà origine alla religione cattolica che ha ormai duemila anni, è di derivazione ebraica ma possiede contenuti spirituali e valori etici universali atti a superare ogni diversità tra gli esseri umani senza alcuna distinzione purtroppo, nel corso dei secoli, si è trasformata in un potentissimo centro di potere divenendo di conseguenza un’espressione anomala proprio dei valori di cui presumeva e tutt’ora presume essere l’esclusiva rappresentante sulla terra. È nel periodo medievale che in Germania e in Francia si sviluppano movimenti che contestano i costumi della Chiesa di Roma: la risposta a tale reazione è stata l’istituzione della Suprema Congregazione Romana del Sant’Uffizio dell’Inquisizione.

L’Inquisizione a mio avviso è stata un’operazione culturale che aveva due obiettivi: eliminare ogni contestazione in materia di fede per mantenere la centralità della verità stabilendo il principio di infallibilità della Chiesa di Roma infatti il dogma era un principio incontestabile e chi non era d’accordo veniva accusato di eresia ed eliminato. Il secondo obiettivo era sradicare alcuni innocui elementi dell’antico paganesimo che sopravvivevano nella vita pratica delle classi contadine colpendo le donne che praticavano la medicina naturale, le allevatrici che assistevano le donne nel parto, praticavano l’aborto e talvolta divenivano capri espiatori per i parti che si concludevano tragicamente o per l’alta mortalità infantile (pochi bambini riuscivano a diventare adulti). Tra il tardo Medio Evo e l’Evo Moderno viene affermandosi una vera e propria cultura che colpiva le donne basata sulla fantasia, paure e superstizioni e che sfociò nell’aberrante accusa di stregoneria. L’accusa di eresia (dal greco “scegliere” o “eleggere”) colpiva l’uomo che commetteva un crimine dovuto alla libertà di pensiero invece l’accusa di stregoneria aveva radici nella fantasia collettiva deviata da paure e superstizione. Perché tale differenza? Nel 581 a Macon si tenne un concilio durante il quale il clero vescovile discusse a lungo per capire se la donna potesse essere considerata un essere umano senziente, con un’anima e se quindi fosse necessario considerarla parte dell’umanità. Si passa dalla Grande dea Madre del paganesimo che aveva profonde radici spirituali al cercar di comprendere se la donna potesse o meno essere considerata appartenente alla razza umana o animale: quello che ne derivò fu catastrofico. La donna veniva considerata intellettualmente inferiore all’uomo, instabile (isterica), superstiziosa, dotata da una travolgente sensualità che soddisfaceva senza pudore.  L’impianto accusatorio contenuto nel Malleus Maleficarum scritto dai domenicani Heinrich Kramer e da Jacques Sprenger pubblicato nel 1486, fornì la base filosofico-morale per uno sterminio di genere.

Vediamo com’era la vita delle lascive, intellettualmente insufficienti, superstiziose donne medioevali del popolo tra un sabba e l’altro. Erano creature sfortunate, portavano pesi insopportabili per tutta la loro misera esistenza, oppresse dalla fame, distrutte dalle numerose gravidanze (molte morivano di parto), dalla perdita dei figli, dalle malattie e dagli abusi degli uomini. La chiesa inculca loro la paura dell’inferno che le condizionerà per tutto l’arco della loro sfortunata vita, sono soggette alle violenze dei mariti, che hanno su di loro il diritto di vita e di morte. Non sono fragili perché combattono giorno dopo giorno una realtà misera e disumana.  A tale squallido quadro la chiesa aggiunge anche l’accusa di stregoneria: una semplice calunnia poteva diventare verità processuale infatti chi accusava non aveva l’onere della prova e la malcapitata veniva affidata al “braccio secolare” che provvedeva ad estorcerle con la tortura una confessione.

Il Malleus Maleficarum divenne il manuale per attuare l’orrida pratica inquisitoria che non difese i valori della fede ma travolse vite innocenti.  Non voglio addentrarmi nel rapporto profondamente conflittuale con l’elemento femminile presente nella classe clericale (tutt’oggi vivo più che mai) invece mi chiedo quali menti sane ed illuminate dalla grazia di Dio possono arrivare a concepire un tale scempio morale a danno di una parte dell’umanità.  Ma l’impronta più devastante rimane nella mentalità plasmata da quelle pratiche incoraggiate e perdonate perché considerate necessarie per difendere i valori cristiani.  Appaiono subito alla coscienza umana per quello che in realtà sono state: una tragica deviazione proprio dai valori che si volevano difendere ecco perché non hanno e non devono avere alcuna giustificazione.

Nel 1964 il tribunale è stato ribattezzato Congregazione per la Dottrina della Fede ma solo alla fine degli anni novanta fu aperto l’ultimo archivio coperto dal segreto, quella della Suprema Congregazione Romana del Santo Uffizio dell’Inquisizione.  Carlo Ginzburg lo chiese a Giovanni Paolo II “che volle in questo modo dare il segno del distacco della Chiesa da un lungo passato di coercizione violenta in materia di fede”.  

Ma quanto c’è sostanzialmente di vero in tale apertura? Il Prof. Adriano Prosperi, docente di storia moderna alla Normale di Pisa, ha dedicato parte della sua carriera a questo argomento, puntualizza: “(…) quando e se vi è stata”. Vediamo quanto c’è di innovativo: “Il problema non è la qualità del reato. Non si tratta di furti o assassini, ma siamo davanti a reati di coscienza, di scelta intellettuale, di orientamento religioso. È un istituto che sin dal nome si dichiara a favore della dottrina, non contro qualcuno da perseguitare. Però la sede è la stessa e anche l’archivio. E le materie esaminate sono molto simili.  Nessuno oggi viene più bruciato per eresia, tuttavia il meccanismo che persegue le dottrine sbagliate – pensiamo alla bioetica e all’aborto – è rimasto lo stesso”.  Tutto lascia intendere che vi è una forte continuità infatti lo studioso sottolinea in merito: “Direi di più, ossia l’idea che la Chiesa cattolica non possa rinunciare alla definizione centralizzata della verità, da cui discende il perseguimento di quel che viene ritenuto eresia. Sono ancora profonde le tracce lasciate dai tribunali della fede nel costume degli italiani. La nostra ignoranza religiosa è enorme rispetto alle altre culture. Fin dal XVI secolo, la lettura della Bibbia è stata perseguita e vietata: la sua interpretazione spettava soltanto al corpo ecclesiastico. (….) Un passo importante, che però la Chiesa ha dimostrato di far fatica a compiere, con molti ripensamenti”. È in questo contesto che l’elemento femminile vive la sua esperienza terrena, il cattolicesimo la relega a “strumento del demonio” considerandola esclusivamente sotto il profilo di oggetto sessuale.  Prosperi continua: “Un particolare veramente sconvolgente emergeva dagli atti: comparivano i nomi degli inquisitori ma non degli inquisiti, di loro non vi è memoria e non se ne può stabilire il numero. Il problema più importante è stato quello di dare un nome agli inquisiti. Sappiamo moltissimo degli inquisitori ma non delle loro vittime: la macchina inquisitoria ne prevedeva la cancellazione. Ho provato grande soddisfazione quando ho potuto mettere il nome Giuditta Ebrea. Fu bruciata come strega a Mantova al principio del Seicento. Di lei rimangono tre righe in una cronaca manoscritta. Manzoni parlava della lotta per strappare al tempo le sue vittime. Qui il tempo ha il volto di una istituzione che si fondava sul controllo assoluto della memoria. Combattere per la memoria è sempre una bella partita”.

La pubblicazione da parte di Giovanni Paolo II dell’archivio della santa inquisizione custodito gelosamente per secoli nelle segrete stanze del Vaticano ha confermato quanto era stato sostanzialmente denunciato dalle altre confessioni religiose.   

In Italia il cattolicesimo continua ad esercitare una forte influenza sulle coscienze determinando atteggiamenti e comportamenti sia sul piano individuale che collettivo. Fintanto che la donna è considerata alla stregua di questo malsano retaggio non riuscirà ad uscire dalla trappola degli schemi imposti dal cattolicesimo: a noi donne spetta il durissimo lavoro di prendere coscienza e fare una radicale pulizia interiore di tale distorsione visto che non ci manca l’intelligenza e la dignità di appartenere a buon diritto alla razza umana, guardandoci bene dal cadere in altre trappole che ci allontanano dalla nostra natura. Devo ammettere che ci sono donne che mi fanno vergognare perché non hanno capito nulla di libertà e di dignità e purtroppo occupano posti di responsabilità nella società in qualità di “scimmiette ammaestrate” degli uomini, un esempio: Berlusconi e le sue escort.

Occorre cambiare “dentro” per cambiare “fuori” invece finora abbiamo cambiato molto “fuori” e poco o nulla “dentro”.  L’8 marzo si celebra la “Festa della Donna”: errore! A noi donne la “festa” ce la fanno parecchie volte l’anno: dal 2000 ad oggi sono state uccise in Italia 3000 donne, media annua 150 femminicidi, uno ogni due giorni e mezzo e il 44,6% aveva denunciato il suo assassino.