Esteri

Il Vaticano spiega il perché dell'arresto del broker Torzi

Il nuovo corso di Bergoglio prevede non solo coerenza nell'attività pastorale da parte della Chiesa, ma anche trasparenza nelle attività burocratiche e amministrative che regolano lo Stato pontificio... che comunque rimane di per sé una contraddizione in essere con il Vangelo.

In ogni caso, visto che cancellare uno Stato sarebbe impossibile considerando quante siano ancora le lotte interne che l'attuale pontefice deve combattere solo per cancellare poteri e privilegi che alcuni in passato si erano assegnati, la trasparenza viene però adesso utilizzata come arma a supporto del nuovo corso.

Così, della vicenda che ha portato all'arresto in Vaticano del broker Torzi, la comunicazione della Santa Sede ne ha fornito una ricostruzione dettagliata che ne ripercorre le varie fasi, riassunte nell'articolo L'immobile di Londra e l'arresto di Torzi: prime risultanze dell'inchiesta

"Il 28 febbraio di sei anni fa la Segreteria di Stato finanziava, con somme di denaro da essa possedute e vincolate al sostegno delle attività del Santo Padre, il fondo “Athena Capital Global Opportunities Fund” di Raffaele Mincione, per complessivi 200 milioni e 500mila dollari, ottenuti ricorrendo a una complessa architettura finanziaria, attraverso la concessione di linee di credito da parte di Credit Suisse e Banca Svizzera Italiana a fronte della costituzione in pegno di valori patrimoniali di un importo non inferiore a 454 milioni di euro posseduti dalla Segreteria di Stato e derivanti da donazioni. Gli oltre 200 milioni servono in parte per l'acquisto del 45 per cento dell'immobile, e in parte per investimenti mobiliari. Sull'immobile di Sloan Avenue gravava un mutuo molto oneroso pari a 125 milioni di sterline". 

L'allegra amministrazione del fondo, che va al di là anche delle regole in base alle quali avrebbe dovuto operare, fa sì che "nel novembre 2018 la Segreteria di Stato, per cercare di contenere le ingenti perdite dell'investimento nel fondo, decideva di risolvere i rapporti con Raffaele Mincione, attraverso un'operazione che prevedeva da un lato di rilevare l'immobile di Londra, e dall'altro la cessione delle quote del fondo".

Uno degli indagati della Segreteria di Stato, Fabrizio Tirabassi, che era al tempo responsabile dell'Ufficio amministrativo, si affida a Gianluigi Torzi per fare da intermediario con Mincione e concordare l'uscita del Vaticano dal fondo d'investimento.

"L'accordo viene trovato senza difficoltà in poche ore, in una riunione che si svolge a Londra, anche in considerazione dell'immediata disponibilità da parte di Tirabassi di riconoscere a Mincione ben 40 milioni di euro a titolo di conguaglio. Questa fase della vicenda è ancora oggetto di indagini, perché emerge l'enorme sproporzione tra il valore dell'immobile (peraltro gravato da un mutuo oneroso di 125 milioni di sterline) e il prezzo corrisposto. L'esborso di 40 milioni fa lievitare a 350 milioni il prezzo pagato dalla Segreteria di Stato - tra investimento iniziale nel fondo, mutuo e conguaglio a Mincione - per avere la disponibilità del palazzo di Sloan Avenue. Un immobile che era stato acquistato da una società di Mincione nel dicembre 2012 ad un valore di 129 milioni di sterline.


Purtroppo la vicenda non è finita qui. Infatti, per rilevare l'immobile di Londra, anziché procedere all'acquisto della “60 Sa Limited”, la società con sede in Jersey che lo deteneva attraverso una catena di ulteriori società, la Segreteria di Stato, rappresentata da Fabrizio Tirabassi ed Enrico Crasso (quest'ultimo delegato ad operare sui conti della Segreteria di Stato con la sua società “Sogenel Capital Holding”) decideva - per ragioni ancora da chiarire - di triangolare l'acquisto attraverso la “Gutt Sa” facente capo a Torzi. Viene dunque sottoscritto un contratto quadro (framework agreement) con il quale si provvede all'acquisto da parte di “Gutt Sa” dell'intera catena societaria proprietaria dell'immobile londinese; si pagano al fondo di Mincione 40 milioni come conguaglio e si cedono al fondo tutte le quote detenute dalla Segreteria di Stato. 

Il 22 novembre viene sottoscritto un secondo contratto (share purchase agreement) con il quale la Segreteria di Stato acquista da Torzi 30mila azioni della “Gutt Sa” al valore simbolico di un euro. Vengono effettuati i pagamenti previsti. Ma quello stesso 22 novembre, senza che la Segreteria di Stato ne sapesse nulla, Torzi modifica il capitale della società “Gutt Sa” introducendo accanto alle 30mila azioni senza diritto di voto, le 1000 azioni con diritto di voto, che non facevano parte dell'impegno di cessione. In questo modo il broker continuava ad avere il pieno controllo sull'immobile".

A questo punto il broker chiede altri soldi al Vaticano per cedere quote e proprietà dell'immobile.

"Tra la fine di aprile e gli inizi di maggio 2019, dopo una estenuante trattativa condotta da diversi mediatori per conto della Segreteria di Stato, ha accettato di cedere le quote della società detentrice dell'immobile di Londra, a fronte del pagamento di 15 milioni di euro. Denaro effettivamente corrisposto senza alcuna giustificazione economica e giuridica. I due pagamenti avvengono l'1 e il 2 maggio 2019, a fronte di due fatture per prestazioni inesistenti emesse per 10 e per 5 milioni". 

Da qui l'inchiesta che è sfociata nell'arresto di Torzi.

Autore Angelo Zanotti
Categoria Esteri
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