Pesca illegale di datteri di mare: operazione della Guardia Costiera
Nella mattinata odierna la Guardia Costiera - Capitaneria di Porto, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Torre Annunziata (NA), ha proceduto all’arresto di 18 persone, delle quali 7 destinatarie della misura coercitiva della custodia cautelare in carcere ed 11 poste agli arresti domiciliari, nonché ha sottoposto altre 2 persone alla misura coercitiva dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, mentre una terza persona destinataria di tale obbligo di presentazione è attivamente ricercata, tutte gravemente indiziate dei reati di disastro ambientale, ricettazione ed associazione per delinquere finalizzata alla commissione di una pluralità di reati concernenti la pesca illegale dei datteri di mare. L’operazione è stata eseguita con il supporto fornito dal personale di diversi comandi territoriali del Corpo delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera.
La Guardia Costiera, in esecuzione del contestuale decreto di sequestro preventivo emesso dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Torre Annunziata , ha proceduto altresì al sequestro di 5 box/garage destinati al deposito e allo stoccaggio dei datteri di mare, 8 autovetture, 4 motocicli, 19 mute subacquee, 25 bombole per l’immersione subacquea, 16 retini da pesca, 6 paia di pinne da sub, altre 35 attrezzature subacquee varie (martelli e pinze estrattrici per la raccolta del dattero di mare), 40 telefoni cellulari, 15 sim card, la somma di denaro di oltre 18.000 euro in contanti, 2 PC portatili, 1 tablet, nella titolarità/disponibilità dei suddetti indagati.
I reati per cui si procede, oltre a quelli per i quali sono state emesse le misure cautelari personali, sono quelli di danneggiamento aggravato, distruzione di un habitat all’interno di un sito protetto, distruzione di bellezze naturali e commercio di sostanze alimentari nocive.
Le indagini, condotte dalla Guardia Costiera, anche mediante intercettazioni e interventi in mare, e coordinate dalla Procura della Repubblica di Torre Annunziata, hanno consentito di accertare l’esistenza di una vera e propria stabile organizzazione criminale, della quale facevano parte i 21 soggetti destinatari delle misure coercitive, operante dal luglio 2016 nei comuni di Castellammare di Stabia, Vico Equense, Piano di Sorrento, Meta di Sorrento, Sorrento, Massa Lubrense, dedita in maniera professionale e sistematica, con ripartizione di compiti e di ruoli e predisposizione di mezzi e di persone, alla raccolta e alla messa in commercio illegali sia dei datteri di mare (lithophaga – lithophaga), la raccolta, la detenzione, la vendita e il consumo dei quali sono vietati sin dal 1998, che delle vongole veraci di Rovigliano (venerupis decussata), contaminate batteriologicamente e chimicamente e quindi pericolose per la salute dei consumatori, in quanto raccolte in uno specchio di mare prospiciente la foce del fiume Sarno, catalogato come Zona Proibita a causa della presenza di sostanze altamente inquinanti tra cui idrocarburi e metalli pesanti, nella quale è vietata la raccolta e l’allevamento dei molluschi bivalvi.
Il reato di associazione per delinquere, finalizzato alla commissione del reato di disastro ambientale, di danneggiamento aggravato, ricettazione e messa in commercio di prodotti pericolosi per la salute umana, è contestato con condotta attualmente perdurante e come aggravato dall’aggravante ambientale.
Sono state documentate attività di pesca di frodo di datteri di mare anche nelle date del 3.2.2021, 5.2.2021, 11.2.2021, 26.2.2021, 6.3.2021 e 18.3.2021, a dimostrazione dell’attualità della operatività del sodalizio criminoso destinatario delle misure cautelari.
Le indagini espletate hanno consentito di accertare e documentare, altresì, il disastro ambientale, cagionato, dal luglio 2016 al novembre 2020, dall’azione degli attuali indagati mediante la sistematica distruzione di rocce e scogli da cui estrarre i datteri di mare, frantumando meccanicamente, con martelli a doppia punta, le formazioni calcaree in cui sono alloggiati i datteri di mare nei seguenti tratti costieri della Penisola Sorrentina, per un tratto costiero complessivo di 6.630 metri lineari: Capo di Sorrento – Bagni Regina Tonnarella, Banco di Santa Croce, località Alimuri ex “mostro” Meta di Sorrento, Punta Scutolo – Vico Equense, Punta Campanella – Località Fossa Papa Massa Lubrense, Località La Solara – Sorrento, Località Le Mortelle - Punta Montalto Massa Lubrense, Scoglio Isca – Massa Lubrense, Scoglio Penna – Massa Lubrense, Marina di Puolo Sorrento – Massa Lubrense, Punta Sant’Elia – Massa Lubrense, Scoglio Vervece – Massa Lubrense.
Il disastro ambientale accertato è rappresentato:
- dalla distruzione completa della comunità di organismi “bentonici” che insistevano sullo strato superficiale delle rocce, fino a 10/15 mt di profondità, con conseguente “disequilibrio ambientale” che ha portano ad “alterazioni irreversibili dell’ecosistema marino” con la completa desertificazione di aree ad elevata biodiversità e la “perdita di importanti servizi eco-sistemici”;
- dall’alterazione irreversibile del sistema costiero, derivante dalla perdita irreversibile del “bene geologico”, identificato nelle formazioni di roccia carbonitica di particolare pregio naturalistico - geologico, derivanti da attività di organismi come coralli e lamellibranchi presenti sotto forma di resti fossilizzati all’interno della massa rocciosa in un intervallo temporale di circa 150 milioni di anni provocando un “danno permanente” dovuto non solo all’escavazione ed all’asportazione definitiva di interi pezzi di roccia frammentata dal fondale ma anche alla morte di milioni di organismi e micro-organismi che vivono sulla roccia stessa, in conseguenza di una situazione complessiva di “degrado” degli “ecosistemi marino-costieri” i quali conseguenzialmente ed inevitabilmente vengono resi molto più fragili e meno resistenti agli “stress ambientali”, verificantisi lungo la fascia costiera
- dall’alterazione irreversibile dei rilievi sommersi e dalla conseguente modifica ed alterazione della direzione, del tipo di flusso e dell’energia delle correnti locali che si originano dall’interazione con la circolazione superficiale, con conseguenze sul transito sedimentario e sui processi di erosione e sedimentazione che agiscono sul fondo del mare, cagionando comunque delle alterazioni dell’equilibrio dell’ecosistema marino e costiero la cui eliminazione risulta notevolmente complessa da un punto di vista tecnico e particolarmente onerosa in termini economici.
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Il disastro ambientale è aggravato dal fatto di essere stato prodotto all’interno dell’Area Marina Protetta di Punta Campanella e della ZTB (Zona Tutela Biologica) del Banco di Santa Croce ed ai danni dell’habitat di scogliera della Penisola Sorrentina, incluso nella “Direttiva Habitat 92/43/CEE – Rete Natura 2000”, come habitat d’interesse comunitario e di tutte le specie ad esso associate, e in danno di una specie protetta, vale a dire, il c.d. dattero di mare.
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