L’odio in rete è diventato un fenomeno allarmante tanto che il Time gli ha dedicato una copertina.
Chi di noi non curiosa su Instagram sui profili dei personaggi famosi, e quante volte ci siamo imbattuti in commenti diffamanti fuori da ogni pensiero umano .
Sul mondo web esiste un gruppo di utenti definiti "Hater" che disprezzano, diffamano o criticano distruttivamente una persona, un lavoro o un concetto in particolare.
Un sentimento di odio che non ha niente a che fare con l’invidia no perché il loro desiderio non è diventare come le persone che insultano ma semplicemente diffamare. Seguono costantemente le attività del personaggio pubblico che odiano.
Da uno studio dell'Università La Sapienza di Roma, principale bersaglio dell'odio via web sono le donne, vittime del 63%, seguite dagli omosessuali, 10,8%, dai migranti, 10%, e poi da diversamente abili (6,4%) ed ebrei (2,2%).
La rete è molto veloce a dimenticare ma intanto il danno è stato fatto, molti personaggi decidono di incontrare di persona i loro hater per un confronto . Individuarli e punirli non è sempre semplice anche perché ogni Stato ha le sue norme, nel nostro caso come Investigatori dobbiamo scovare chi si nasconde dietro i nickname.
Credo che il problema sia un intervento culturale e una buona educazione su come utilizzare internet nelle scuole.