Se il cinema è un’invenzione dei Fratelli Lumière, il divismo arriva dall’Italia, sissignori, e le prime dive si chiamavano Francesca Bertini e Lyda Borelli, oltre a molte altre ormai dimenticate; poi ci hanno copiato, e di questo già trattammo.

Nell’olimpo delle donne che hanno influenzato la moda, il comportamento, i canoni, al primo posto mettiamo Grace Kelly. Ovviamente molti non saranno d’accordo, ma se si deve scegliere, la selezione ci ha portato da lei.

Grace era nata nel 1928 o 1929 (soliti dati contrastanti) a Filadelfia; di suo padre, in Italia, si sarebbe detto “palazzinaro”, insomma un costruttore self made, origini irlandesi doc, mentre mammà aveva ascendenze teutoniche.

Noi siamo degli anziani intrisi di cinismo e sul percorso che ha condotto tante stelle, di ogni sesso, a scalare le vette della “fame”, ci siamo fatti una certa idea, pertanto lasciamo a Gratia Patricia ( come è scritto sulla sua tomba) il beneficio del dubbio e ci teniamo la vulgata: sfugge alla morsa del severo padre, vola a New York per fare la modella, calca la scena teatrale, poi viene notata dal solito talent scout, che per sua fortuna non era Manuel Agnelli o Arisa.

Quando, bimbetti, ce la trovammo dinanzi sui rotocalchi letti da mamme, zie e nonne, era già “la principessa” e come tale la vivemmo: donna sempre bella, benché il tempo le avesse  bizzarramente allargato le mascelle, conferendole lo stampo di famiglia (d’origine), e donato una figura un poco matronale: grandi toupet per ovviare a un suo storico problema, la scarsità di chiome, “mises” dei migliori couturier, con uno stile da vecchia nobile forse anzitempo, coperta come un’aristocratica deve sempre essere, raramente beccata in costume da bagno, allo Sporting Club monegasco.

Oltre ai libri e al biopic interpetato da Nicole Kidman ( pare, non gradito dai familiari), molti speciali le sono stati dedicati, da “Stelle in fiamme” a “Mixer, rimanendo in Italia, e ne esce un dubitoso mix. In ordine, a modo nostro, attingendo alla storia alternativa, col giusto distacco dai gossippari estremi, proviamo a districarci.

Narra dunque la “controstoria” che Grace fosse una magnifica “gazzella”, stando ai biografi da latrina, dedita ai sollazzi amorosi né più né meno che tante colleghe, e si citano nomi di tutti i tipi, privilegiando ovviamente i suoi partner sullo schermo. Si insiste che non fosse stata  insensibile al fascino di Gary Cooper, con fama mediatica di manomortista che saltava addosso a tutte; e avesse scosso i sensi perfino all’irreprensibile James Stewart, che ammise solo una biologica ammirazione (“certo che la guardo, sono sposato, non morto”).

Quando si profilò all’orizzonte il principesco fidanzamento, le voci si rincorsero nel mondo: in quello dei parrucchieri d’Europa e d’America perché, ricordiamolo sempre, ce n’ é stato un altro per cui queste narrazioni non hanno rappresentato nulla.

Si è dunque insinuato che la futura sposa fosse stata la “seconda scelta”  in quel bouquet, dopo un primo approccio con Marilyn, sorta di esplorazione tra le candidate mogli di Ranieri, a opera di Aristotile Onassis; la Monroe si sarebbe poi congratulata con la fortunata prescelta (fonte “ Marilyn Monroe, le vite segrete di una diva – Anthony Summers). A quel punto Alfred Hitchcock sarebbe stato colto da forte disappunto, per aver perso la biondissima preferita, che si sarebbe prestata anche a giochetti erotici con lui, a base voyeuristica. Ricordiamo sempre che alcuni specialisti del settore, diciamo così, attribuivano ad Alfred una dichiarazione sulla moglie che suonava circa “ mi salva dalla froc..ggine”. Il tipo, un po’ stranocchio era.

Pare assodato, invece, il legame tra l’attrice e lo stilista Oleg Cassini che, per dichiarazione (magari un po’ piccata) di lui, sarebbe stata interrotto dalla fidanzata motivando la rottura e la scelta di sposarsi come un’occasione da non perdere, piuttosto che per amore.

Blasonata di Oscar, dopo aver lavorato con i migliori registi e attori della prima metà anni cinquanta, la Kelly diede l’addio allo schermo con un film che sembra tagliato sul suo imminente futuro, “Il cigno”, mentre i reporter assaltavano Ranieri III che passava di lì, chiedendogli se fosse vero che era atterrato negli USA per prendere moglie a Hollywood.

Sul come i due si siano conosciuti e contattati sono girate più versioni: incontro casuale a Cannes, mediazione di un alto prelato, coup de foudre di Ranieri vedendola sullo schermo, con serrato corteggiamento a seguire, chissà.

Nel famoso video in cui il principe (classe 1923) a New York, imbarazzato e nervoso, si schermisce sotto la mitragliata di domande dei giornalisti, si intuisce qualcosa, pur da profani di psicologia, leakage o fisiognomica: l’aristocratico ultratrentenne a capo di uno staterello fino ad allora ignorato peggio di Andorra, non sopporta quell’ambiente, ma forse non ha scelta.

Correva voce, infatti, che la rocca Grimaldi attraversasse una crisi economica, causa dissennatezze della principessa madre, che nemmeno il tavolo verde, dove personaggi alla Vittorio de Sica lasciano fortune, riusciva a risolvere; di più, la crisi era anche dinastica.

Ranieri stava in sella grazie al riconoscimento di una figlia nata extra matrimonio dall’unione morganatica di suo nonno con un concubina algerina; la legge prevede che, in mancanza di eredi, il principato diventi francese, perdendo autonomia e privilegi e Ranieri, fino a quel momento, non ne sembrava molto preoccupato, se aveva trascorso gli anni a fare il playboy, eterno fidanzato dell’attrice francese Gisèle Pascal. Sempre dalle gole profonde, così definite sulle riviste a tema, veniva fuori che il suo trono traballasse anche a causa di congiure interne, ispirate dalla sua “terribile” sorella Antoinette, pluridivorziata e dedita agli intrighi di corte (teoria ripresa dal film con la Kidman). Infatti questa signora aveva nel frattempo generato e, poiché nel principato non vige la legge salica, poteva scippare lo scettro al fratello che ancora non aveva "prodotto" prole.

Già si spettegolava sul fatto che proprio Onassis fosse il vero proprietario di quell’angolo di mondo, che aveva salvato con personali finanziamenti, mentre l’austero Charles De Gaulle, sempre saldamente a capo della Francia, minacciava ritorsioni per le tasse in fuga verso la “fiscalità dolce”, seducente per i suoi connazionali danarosi. Per ovviare ai rischi incombenti si dovette dunque correre ai ripari, limare lo status di sovranità assoluta concedendo una costituzione (cosa che avverrà nel 1962) e, infine, trovare una consorte allo scapestratello principe, definito malevolmente “da operetta”.

Quando Sua Altezza Serenissima, pressato dai reporter, parlò di cercare la donna “migliore” al mondo, nessuno ebbe dubbi su chi fosse la predestinata, ormai sulla bocca di tutti e, in effetti, Grace parve esserlo. Era bellissima; a volerle proprio trovare qualche difetto, oltre ai capelli fini e scarsi, ci sarebbe una marcata tendenza alle borse sotto gli occhi ( si nota nelle foto giovanili) e la taglia minima del seno, quasi inesistente: ma lei non aveva rivestito ruoli da maggiorata, lei era il “ghiaccio bollente”, così ben espresso dal malizioso sguardo che tirava fuori nei primi piani. Inoltre aveva buon carattere, spiccate doti morali e coscienza sociale: molto pubblicizzato è un aneddoto, stando al quale sarebbe uscita da un locale perché non vi facevano entrare Josephine Baker, in quanto “nera”, quindi per una forma di solidarietà e lotta al razzismo.

Le nozze furono fastose come oggi non si può immaginare. Il 18 aprile 1956, dopo l’arrivo della nubenda via nave, e il rito civile a parte, la copertura mediatica era tale che si dovettero allestire infrastrutture imponenti, paragonabili, se rapportate a epoche successive, allo sbarco sulla luna, la morte di Lady Diana o l’11 settembre. Ci è stato detto che Grace, anni dopo, durante un suo incontro con la futura moglie di Carlo, l’avesse avvertita sulla pesantezze di una vita da femme di un regnante; e Diana sarà inviata in rappresentanza della corona inglese ai funerali di Kelly.

Grace disponeva di un fotoreporter di fiducia e dell’appoggio degli studios che pare avessero finanziato la cerimonia come un kolossal e imposto le condizioni: altra circostanza che, secondo gli indiscreti, avrebbe indisposto e irritato lo sposo.

Per fortuna la neo principessa si portava in dote la leggendaria fertilità irlandese (tuttora vispa, vista la numerosa discendenza), poiché Caroline nacque esattamente nove mesi e cinque giorni dopo la celebrazione del matrimonio: praticamente il tempo che subentrasse la prima ovulazione. La piccola fu seguita a ruota, nel marzo del 1958, dal fratellino Alberto. Ovviamente non era dato di vedere la Kelly incinta, allora non usava ostentare pancioni.

Dopo diversi anni è spuntata una fotografia, datata sul finire del decennio cinquanta, con lei a braccetto del collega britannico David Niven, negli USA, e qui tocca riferire altri rumoracci delle malelingue, da cui ci dissociamo.

Secondo queste ultime (e il solito film di cui sopra), infatti, l’unione dei Grimaldi entrò presto in crisi; nel palazzo, molto meno imponente di quello londinese, ma pur sempre una gabbia dorata, l’ex star stava stretta, soffriva il protocollo, beveva qualche cicchetto di troppo e, appena libera dai doveri procreativi,  sarebbe quasi fuggita per tornare al paese d’origine, da dove Alfred le inviava sirene di richiamo al ritorno sul set, provocando le ire del gelosissimo Ranieri.

Tutto ciò è stato “rivelato” molto dopo, perché la vita ufficiale della donna è stata descritta a lungo con i toni dell’ufficialità. Tornata all’ovile, per così dire, pare abbia patito degli aborti spontanei, fino alla nascita, nel 1965, della terzogenita. Le immagini che ci venivano offerte mostravano una madre e una moglie impeccabile – in un breve filmato la piccola Caroline le tira la gonna come in una richiesta d’attenzione, in un’ altra immagine “rubata” abbraccia teneramente il consorte; e poi le feste, gli outfit mozzafiato, l’icona matura con il finto treccione a incorniciarle il viso un po’ stanco, anche per la crescente attenzione verso le figliole.

I giornali narravano, un giorno sì e uno pure, delle sue pene materne dinanzi alla turbolenza della primogenita, che sposò giovanissima un gigolò, storia finita dopo un paio d’anni; e la mamma in ansia non fece in tempo a vedere i parapiglia sentimentali della piccola di casa, sposa di un altro oscuro personaggio a cui diede due figli, per poi farne un terzo con la guardia del corpo.

Quando, il 13 settembre 1982, si verificò il fatale incidente, assistemmo al dolore del vedovo, destinato a rimanere tale, sempre a sentire i maligni, perché la figliolanza si sarebbe opposta alla relazione con Ira Furstenberg. Il sovrano, che continuava a fumare accanitamente (come da testimonianze fotografiche) anche dopo una delicata operazione, si spense nel 2005. 

Gli subentrò il principe Alberto, vissuto abbastanza defilato anche se con sospetto, atteso il suo persistente celibato: terminato grazie alle nozze, nel 2011, con una sportiva sudafricana: alquanto chiacchierate, ma tuttora in corso, con la nascita di due gemelli, come sembra ormai copione consolidato nel jet set.

Carolina, dopo la prima tranvata nuziale, aveva trovato la felicità e la maternità col giovane Stefano Casiraghi, ma il destino rimescolò le carte. Vedova, si accompagnò al principe Ernst di Hannover, parente lombare del casato della regina Elisabetta, da cui ebbe la quarta figlia; ma di questo aristocratico e secondo alcuni un po’ eccentrico marito, si sono perse le tracce.

Oggi il principato continua, virus permettendo, con le attività benefiche tanto care alla defunta principessa, si è espanso mangiando spazio al mare (modello Emirati, a detta degli urbanisti), le ostilità intrafamiliari appaiono cessate.

E Grace? Lei rimarrà sempre fulgente e iconica, nonostante insinuazioni e cicalecci:  donna con le sue fragilità, ma con uno sguardo la cui ironia è forse sfuggita ai più.