Esteri

Brexit, potrebbe essere un pessimo giovedì per Boris Johnson

Anche oggi, la Gran Bretagna è in cima all'interesse delle cronache locali e di quelle europee per motivi del tutto pratici, visto che l'impatto di una Brexit senza accordo sarebbe devastante per il Regno Unito, ma anche per molti Paesi dell'Europa che, per qualche mese, avrebbero non pochi problemi a riprendere regolari rapporti commerciali con le aziende di oltre Manica.


Interessante sarà pertanto assistere (per chi sia in grado di utilizzare un DNS adatto) al primo dei due episodi che la BBC manderà in onda a partire da questa sera sul primo canale, che avranno come protagonista l'ex premier David Cameron che spiegherà che cosa sia accaduto con il referendum slla Brexit e su quelle che potranno essere le sue conseguenze nel momento in cui la Gran Bretagna uscirà dall'Ue.

Alcune anticipazioni ci hanno rivelato particolari interessanti sul voto relativo al referendum sull'indipendenza della Scozia, che anticipò quello sulla Brexit.


Altro aspetto interessante, è l'ennesima riprova che Johnson non abbia alcun interesse di trovare con l'Europa un accordo sulla Brexit. Al di là delle dichiarazioni di facciata in cui il premier ha parlato di trattative in corso con Bruxelles, la sua strategia - come ha dimostrato la chiusura del Parlamento da cui vuole evitare di essere incalzato nelle prossime settimane - è quella di arrivare al 31 ottobre ad una hard Brexit.

Già ieri, in via informale, dai vertici delle istituzioni europee si era fatto sapere che per ora non era arrivato alcun piano da Londra che potesse suggerire - come anticipato - una revisione del backstop (punto nodale delle difficoltà sulla Brexit) e questo nonostante le dichiarazioni di Johnson affermino il contrario.

Oggi, il presidente di turno dell'Ue, il finlandese Antti Rinne ed il presidente francese Emmanuel Macron hanno annunciato ufficialmente di aver invitato il Regno Unito ad inviare per iscritto delle proposte concrete di modifica dell'accordo sulla Brexit siglato da Theresa May entro la fine di settembre, aggiungendo che, in caso contrario, non vi sarebbe alcuna possibilità di revisione.

Downing street, invece, parla di "una serie di proposte" già presentate in alternativa al backstop, rifiutandosi però di rivelarne i dettagli ogni volta che gli sono stati chiesti chiarimenti in merito, giustificandosi che non voleva svelare i negoziati in pubblico!

Inutile commentare quello che è già ben più che evidente.


Oggi è attesa la decisione della Corte Suprema che dovrà stabilire, una volta per tutte, se la cosiddetta "prorogation", la chiusura del Parlamento, sia o meno legittima. Sul tavolo dei giudici l'appello del Governo contro la decisione della Court of Session scozzese che aveva imposto la riapertura della Camera dei Comuni e quello delle opposizioni che, invece, non hanno accettato la decisione di un giudice che aveva dichiarato legittima la scelta di Johnson.

Quello che la Corte suprema dovrà decidere è se Johnson, presentando alla regina la richiesta di proroga da lei poi accettata, non abbia illustrato l'atto, previsto dalle procedure parlamentari britanniche, in modo però da nasconderle la vera finalità del suo scopo: quella di impedire alla Camera dei Comuni di poter dibattere ed influenzare e decisioni dell'esecutivo sul tema Brexit, la cui data di scadenza è il 31 ottobre.

 

Autore Antonio Gui
Categoria Esteri
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