Silicon Valley e il reddito di cittadinanza
Da qualche tempo sono a Silicon Valley i più accesi sostenitori del reddito di cittadinanza o, come là viene forse più correttamente definito, reddito di base universale (Universal Basic Income, o UBI).
Anzi c'è stato qualcuno che non ha posto tempo in mezzo e ha messo in pratica ciò su cui altri avevano fino ad ora solo teoricamente elucubrato.
Si tratta della Y Combinator, uno dei più importanti incubatori di startup, che il 31 maggio scorso ha annunciato un progetto pilota che prevede l'assegnazione di un salario minimo a 100 famiglie della città di Oakland, in California, a pochi chilometri da San Francisco, scelta perché con le forti differenze socio-economiche dei suoi abitanti, può rappresentare un valido modello per tutti gli Stati Uniti.
Il fatto che il reddito di base sia diventato una sorta di vera ossessione per molti dei guru di Silicon Valley ha una sua ratio, dal momento che è proprio lì che nascono molte delle tecnologie che finiranno per automatizzare sempre più la nostra vita quotidiana ed elimineranno molti posti di lavoro. Prima o dopo questo significherà l'impossibilità per un crescente numero di persone di trovare un impiego.
E' questo che ha spinto Sam Altman (nella foto sopra), presidente di Y Combinator e personaggio di una certa influenza, tanto da aver partecipato all'ultima riunione del Bilderberg Group a Dresda, a finanziare un progetto di ricerca per capire cosa accadrà all'umanità nell'era dell'automazione.
Inizialmente il programma avrà una durata compresa fra i sei e i dodici mesi, durante i quali persone appartenenti a strati sociali diversi, sia occupati che disoccupati, riceveranno una cifra fra 1000 e 2000 dollari al mese, liberi di spenderli senza nessuna particolare condizione.
Lo studio prevede la raccolta di informazioni sul modo in cui tale denaro verrà speso, allo scopo di stabilire se esso sarà in grado di soddisfare le necessità fondamentali delle persone, di garantire il loro benessere, la loro felicità e come influenzerà il modo in cui queste persone trascorreranno il loro tempo.
Il reddito di base e le modalità con cui questo possa essere elargito ha sollevato obiezioni da molte parti. Economicamente, potrebbe essere una via percorribile, dal momento che si tratterebbe di un costo iniziale che eviterebbe costi futuri ben più alti. E' stato paragonato ad una sorta di vaccino contro la povertà che evita costi fino a nove volte più alti, in termini di amministrazione della giustizia e assistenza sanitaria, prevenendo criminalità e malattie.
Da alcuni viene criticato perché finirebbe inevitabilmente per essere finanziato con i fondi attualmente destinati all'assistenza sociale. Altri trovano inaccettabile che sia assegnato a tutti indipendentemente dal loro reddito, perpetuando così le attuale diseguaglianze, senza venire incontro a chi ha veramente bisogno.
Una cosa è comunque certa. Il reddito di base serve a tacitare le coscienze di molti capitalisti che così possono continuare a fare profitti, ad investire in nuove tecnologie che distruggono posti di lavoro, ad aumentare i loro profitti attraverso globalizzazione e automazione, due fattori che contribuiscono ad una progressiva erosione dei salari, senza sentirsi più in colpa.