È più di un mese che la scena politica ha perso il più presenzialista dei suoi interpreti.

Da molti anni era impossibile sfogliare un quotidiano o guardare un talk show televisivo senza imbattersi in una sua dichiarazione, o senza scorgere sui teleschermi quel faccione dal sogghigno beffardo e mefistofelico.

Un'assenza che, in queste giornate di consultazioni al Quirinale, sorprende gli operatori dei media presenti nella Loggia d’onore, ai quali il nostro era solito dedicare dichiarazioni e battute perlopiù avvelenate.  

Un personaggio, in effetti, con un eloquio sciolto, dal quale traspare sempre, però, la dirompente tracotanza di chi si sente superiore ed è portatore di un pensiero infallibile.

Il riferimento, non casuale, è a Renato Brunetta, da quattro legislature deputato di FI, ministro del governo Berlusconi per la Pubblica Amministrazione, capo gruppo di FI alla Camera nella XVII legislatura, sgambettato per due volte nella corsa a sindaco di Venezia,  e secondo lui anche mancato Premio Nobel per l’economia.

Eletto nel 1999 con FI al Parlamento europeo il professor Brunetta ha dato prova negli anni di essere un berlusconiano convinto e fidato, sempre il primo a saltare sulle barricate per difendere il padre-padrone di FI anche quando questi era francamente indifendibile.

La sua cieca abnegazione di fedele scudiero lo ha fatto inciampare più volte nel ridicolo, ma era troppo forte in lui il bisogno di sentirsi accreditato come colui che con le parole agiva da leale guardaspalle di Berlusconi.

Ed il padre-padrone di FI, come è uso fare con coloro che considera suoi “dipendenti”, lo ha gratificato facendolo sentire importante, facendolo sedere al proprio fianco, fingendo di apprezzarne i consigli, nominandolo ministro, infilandolo ai vertici di FI.

Facendo leva sulle manifestazioni di credito ottenute da Berlusconi, Brunetta ha fatto di tutto per emergere come uomo forte ed influente nella vita di FI, nonostante i suoi modi di fare siano risultati spesso indigesti ai compagni di partito.

Tutto è filato liscio fino alla fatale notte del 9 marzo in cui il fido scudiero non ha sopportato che Matteo Salvini umiliasse Berlusconi imponendogli di sostituire il candidato di FI alla presidenza del Senato.

Le cronache raccontano di una reazione virulenta di Brunetta che sbottando si sarebbe permesso perfino di criticare Berlusconi per essere stato troppo arrendevole ed accomodante con Salvini.

Purtroppo per lui, nelle corde del padre-padrone di FI non esistono di certo margini di indulgenza per quei “dipendenti” che disapprovino le sue scelte o addirittura osino criticarlo.

Da quel momento, perciò, lo scudiero, il guardaspalle, il barricadiero Brunetta ha dovuto subire l’emarginazione dalla corte berlusconiana e così i media lo hanno perso di vista.

Per un presenzialista irriducibile, avvezzo a recitare la parte di protagonista sulla scena politica, circondato ad ogni passo da taccuini, microfoni e telecamere, la sofferenza in queste settimane di oblio mediatico deve essere stata straziante.

Ma Brunetta non è certo persona che si abbatta e si dia per vinto.

Continua a sperare in cuor suo di poter rimontare il vento contrario, illudendosi finanche di poter diventare ministro dell’economia di un eventuale governo Salvini.

Nel frattempo tenta rincuorarsi ripetendo a se stesso il famoso detto napoletano: adda passà 'a nuttata!