Da parte del Partito Democratico, l'audizione di Ignazio Visco alla Commissione d'inchiesta bicamerale che si occupa delle banche va ovviamente interpretata in senso positivo.

Parlando di Maria Elena Boschi, attuale sottosegretario alla presidenza del Consiglio e al tempo ministro delle Riforme, Visco ha dichiarato che lei "non fece mai pressioni sulla Banca d’Italia per un intervento a sostegno di Banca Etruria" e a proposito degli incontri con il vicepresidente di Banca d'Italia ha aggiunto: "Panetta parlò con la ministra in due occasioni. Panetta subito dopo mi disse che nei colloqui non ci fu richiesta particolare di interventi, ma manifestazione di preoccupazione su conseguenza crisi per territorio."

Ma anche Matteo Renzi, nell’aprile del 2014, domandò a Visco il perché la Popolare di Vicenza che tutela gli interessi degli orafi vicentini volesse o dovesse acquisire Banca Etruria che invece era la banca di quelli aretini. Visco ha detto di non aver risposto: "Non entrai per niente nei temi della Vigilanza... presi la sua come una battuta sugli orafi."

Ma queste due dichiarazioni possono oscurare il resto di quanto Visco ha detto? No. Soprattutto in relazione alle considerazioni di Matteo Renzi sull'operato della Banca d'Italia e dello stesso Visco.

Come era facile immaginare, Visco, durante il suo intervento, ha ricordato un particolare che Matteo Renzi, nella sua foga censoria, aveva cercato di nascondere e di non far trapelare. Visco, come Governatore di Bankitalia, può prendere delle decisioni in autonomia, ma non può farlo senza aver valutato le conseguenze che queste avranno e senza aver concordato un piano d'azione, per minimizzare eventuali effetti negativi sul Paese, con il Governo: ministro dell'Economia e presidente del Consiglio.

Pertanto, Visco ha ricordato di aver sempre parlato, nel corso del suo mandato, con Berlusconi, Monti, Letta... ma anche con Renzi e Gentiloni. Questi colloqui, non erano saltuari e di cortesia, bensì frequenti e tecnici. In base alle regole europee e alla situazione patrimoniale delle banche italiane, Visco ha ricordato di aver detto, a Renzi prima e Gentiloni poi, quali fossero le possibili decisioni da prendere e le conseguenze che queste avrebbero potuto avere.

Inoltre, Visco ha detto di aver sempre trattato gli aspetti particolari delle singole banche in maniera tale da rispettare il protocollo dettato dalle regole della Vigilanza. Inoltre, in merito a strumenti e modalità scelte dal Governo per risolvere la crisi di specifiche banche - ha ricordato Visco - queste esulano dalle competenze tecniche di Bankitalia e riguardano valutazioni esclusivamente di carattere politico.

Riassumendo, dal punto di vista della polemica in atto in questo momento sulle banche, la testimonianza di Visco ha messo nei guai, dal punto di vista politico, Matteo Renzi che si era opposto alla rielezione di Visco come Governatore di Bankitalia per essere venuto meno al ruolo di vigilanza, ritenendolo responsabile delle crisi bancarie intervenute in precedenza.

Visco, ricordando di aver agito sempre tenendo informati della situazione banche i vari premier in carica, ha messo nei guai Renzi che, con il suo veto a Visco e la richiesta di indire una commissione d'inchiesta, voleva tirarsi fuori dalle critiche sulla gestione politica del suo governo in merito alle crisi di Mps, banche venete e le quattro banche locali che, immancabilmente, sarebbero state tirate in ballo durante la campagna elettorale delle politiche. A Renzi, l'operazione smarcamento non è riuscita. Se Visco ha delle responsabilità queste sono da condividere con Padoan e con lo stesso Renzi.



La testimonianza di Visco ha tirato fuori dai guai Maria Elena Boschi? No. Diciamo che non ha aggravato la sua posizione. A metterla nei guai, ancor più di quanto già non lo fosse in relazione al conflitto d'interessi e alla possibilità di aver mentito al Parlamento, è stata la testimonianza di Padoan di lunedì, con la dichiarazione che lui non aveva dato mandato ad alcun ministro di occuparsi di banche!

Ed a coloro che, immancabilmente, inizieranno a dire che in fondo l'interesse della Boschi era di fare un favore al territorio e non al babbo inguaiato nelle difficoltà di Banca Etruria, è necessario ricordare che Dario Franceschini, ministro dei Beni culturali, non ha parlato con chicchessia in merito alle difficoltà di Cariferrara, nonostante Franceschini sia nato a Ferrara.

Che cosa ha da farci sapere al riguardo il Pd? Boschi, per quel che ha fatto e non doveva fare, ha agito correttamente, mentre Franceschini ha sbagliato? È una domanda a cui il Pd dovrebbe dare una risposta.