Il premier israeliano Naftali Bennett, sulla questione palestinese è stato chiaro, dichiarando che la coalizione di Governo da lui guidata da un lato non perseguirà l'annessione della Cisgiordania e dall'altro non tenterà di raggiungere un accordo di pace con i palestinesi.

Così, quando prima della fine di agosto è andato a Washington dove ha avuto il primo colloquio faccia a faccia con Biden, Bennett ha detto di aver discusso con il presidente Usa di Iran e nucleare.

Biden, però, ha invitato Bennett anche a compiere passi in avanti per migliorare la vita dei palestinesi e sostenere politiche che possano loro offrire maggiori opportunità anche dal punto di vista economico, aggiungendo che una soluzione negoziata a due Stati sia l'unico percorso praticabile per raggiungere una pace duratura nel conflitto israelo-palestinese.

Poco dopo 24 ore da quel colloquio, il ministro della difesa Benny Gantz domenica si è recato a Ramallah, in Cisgiordania, dove si è incontrato con il presidente palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen). Erano più di dieci anni che non avveniva un faccia a faccia tra israeliani e palestinesi che coinvolgesse membri di primo livello del governo dei due Paesi. 

Secondo quanto dichiarato da  Gantz, il colloquio ha avuto come temi di discussione quelli relativi a sicurezza, economia e questioni legate ai diritti civili. Lunedì pomeriggio il ministro della difesa israeliano ha dichiarato ai media di aver offerto all'Autorità palestinese un prestito da 155 milioni di dollari come anticipo sulle entrate fiscali che Israele riscuote per conto dei palestinesi, aggiungendo inoltre che lo Stato ebraico riconoscerà migliaia di palestinesi che attualmente vivono in Cisgiordania privi di documenti,  concederà permessi di lavoro israeliani ad altri 16.000 palestinesi e rilascerà 1.000 permessi di costruzione per i palestinesi in alcuni territori della Cisgiordania sotto il controllo israeliano.

L'incontro tra Benny Gantz e Mahmoud Abbas è stato giudicato negativamente da Hamas, che ha dichiarato che finirà solo per aumentare la frattura già esistente nella politica palestinese.