Esteri

I talebani del Texas di cui nessuno si preoccupa e si scandalizza

È ironico vedere come come gli occidentali, americani compresi, si preoccupino dei diritti delle donne in Afghanistan e invece non trovino niente da ridire su quelli violati in Texas.

Poco prima della mezzanotte di mercoledì 1 settembre, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha deciso di non prendere alcun provvedimento contro la legge approvata dal Texas che vieta l'aborto dopo sei settimane dall'inizio della gravidanza.

Quel che è grave è che la maggioranza dei giudici della Corte non ha stabilito di ritenere costituzionale la legge antiabortista approvata in Texas, dichiarando invece di non avere alcuna intenzione nel voler risolvere la questione, affermando che la decisione non ha preso in esame la costituzionalità della legge del Texas e, pertanto, non limita in alcun modo altre impugnazioni nei confronti di tale  legge, anche nei tribunali statali texani. 

Quindi, la legge voluta dal governatore repubblicano Greg Abbott, impedisce l'aborto solo nominalmente ma non materialmente, almeno per le strutture che in Texas vorranno continuare a praticarlo. Strutture che poi dovrebbero iniziare un battaglia legale nei tribunali statali dove potranno chiedere l'incostituzionalità della legge sulla base di quanto già stabilito dalla Corte Suprema all'inizio degli anni '70, nel caso Roe contro Wade.

Ma le strutture sanitarie "private" texane non sembrano volersi impegnare, in base alle dichiarazioni fin qui rilasciate, in battaglie legali che finirebbero per costar loro un sacco di soldi e che, alla fine, servirebbero solo per supportare clienti non certo benestanti, visto che chi ha i soldi potrà volare dal Texas in un altro Stato se volesse praticare un aborto.

Nonostante ciò, il governatore Abbott non ha voluto correre rischi. Infatti, un paio di mesi fa, ha emanato un'ordinanza che incentiva le persone a far rispettare la legge sull'aborto istituendo un premio di 10.000 dollari (o più) a chiunque citi in giudizio chi fornisca assistenza - in qualunque forma - ad una donna che desideri  abortire dopo sei settimane dall'inizio della gravidanza.

Pertanto, chiunque potrebbe essere portato in tribunale da uno sconosciuto e vedersi condannato a pagare un minimo di 10.000 dollari, più le spese legali, "per aver favorito direttamente o indirettamente un aborto". Tanto per fare un esempio del grado di follia raggiunto dal Texas, che si trova ancora negli Stati Uniti, nazione che alcuni continuano a pretendere come esempio di democrazia, se un tassista accompagnasse una cliente ad una clinica che tra i suoi servizi pratica l'aborto e si scoprisse che quella cliente fosse andata lì per abortire, nel caso venisse citato in giudizio, quel tassista sarebbe costretto a pagare una multa di 10mila dollari.

E negli Stati Uniti si preoccupano dei talebani in Afghanistan!

Comunque, per dovere di cronaca, va ricordato che il Dipartimento di Giustizia di Washington qualche preoccupazione su quanto sta accadendo in Texas se l'è fatta venire, dichiarando almeno che proteggerà le cliniche che in quello Stato decideranno di continuare a praticare l'aborto, fornendo  supporto alle forze dell'ordine federali nel caso una clinica finisse per essere "sotto attacco", per far rispettare il FACE (Freedom of Access to Clinic Entrances) act, entrato in vigore nel 1994, proprio per evitare qualsiasi forma di comportamento minaccioso o violento nei confronti di chi decida di abortire.


Crediti immagine: Abbott firma la legge anti-aborto

Autore Federico Mattei
Categoria Esteri
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