Ieri sul Corriere della Sera, Ernesto Galli Della Loggia ha pubblicato un suo editoriale, in cui accusa l’Italia di essere prigioniera del suo passato, riferendosi esplicitamente alla cattura dei brigatisti rossi in Francia, condannati a varie pene detentive, per fatti di sangue, in contumacia, in quanto fuggiti a suo tempo, al riparo del governo Francese del presidente Mitterrand.

L’autore si domanda come mai, ancora oggi a quarant’ani dagli anni di piombo, si dibatta di quel periodo che possiamo dire concluso.
Mi sembra però che l’autore si dimentichi di sottolineare che gli attori di quel periodo sono ancora vivi, i parenti delle vittime ancora attendono giustizia, molte verità non si conoscono.

Io credo quindi che in questo caso fa bene il paese a cercare la verità di quegli anni terribili, ancora così poco nota.
Una storia, quella delle brigate rosse e nere, messa troppo presto sottotraccia, quasi ci fosse dolosamente l’interesse di qualcuno che ha ancora oggi interesse a che certe verità non vengano a galla.


Occorre invece indagare, occorre comprendere da chi venivano i soldi per finanziare così tante persone, da chi gli ordini di esecuzione delle pene inflitte, chi ha coperto le stragi, chi ha pagato per la loro fuga ed il loro mantenimento in Francia.
Occorre cercare i veri responsabili, gli autori nascosti, i cattivi maestri che hanno portato quei giovani ad armarsi.
Sono tantissime le domande a cui dovrebbero rispondere questi signori, attori protagonisti con la P38 facile.


Solo scrivendo la storia, facendo emergere la verità in tutti i suoi aspetti e risalendo ai responsabili si potrà davvero chiudere quel capitolo così doloroso.


L’autore si meraviglia che il paese non guarda avanti e non dimentica, ed ha perfettamente ragione ed io sono con lui.
Ma il problema nasce dalla visione del mondo della sinistra italiana che dopo ben quasi cent’anni utilizza aprioristicamente la categoria di “fascisti” per parlare dei propri avversari politici.

Questo semmai è il vero motivo per cui il paese è bloccato e non progredisce.

Il piegare la storia ai propri interessi politici è un’operazione disonesta che non permette un dibattito costruttivo tra destra e sinistra, tra le forze liberali democratiche e le forze socialiste (ma esistono ancora?).


Non voglio certamente spiegare, in questo breve commento, che cosa significa “fascismo” e perché etichettare l’avversario politico come “fascista” sia desueto e senza senso.
Mi basta solo affermare che lo sono in quanto sono termini legati ad un preciso momento storico, non più ripresentabile, in quanto strettamente connessi ad una persona deceduta nel 1945, con una raffica di mitra .


https://www.corriere.it/opinioni/21_maggio_13/paese-che-resta-ancoraprigioniero-suo-passato-d17fb466-b429-11eb-92ee-af36a1f66d3c.shtml