La parola sbirro, variante di birro (come lo troviamo scritto nei “Promessi Sposi”) origina da un termine marinaro, riferito a un gancio che fissa e blocca un paranco. Il termine non suona piacevole e ha finito per identificare il lato oscuro di quel mestiere. Eppure gli eroi, o presunti tali, non sono mancati, dall’inizio delle mediatizzazioni, un nome per tutti: Joe Petrosino, antesignano di Frank Serpico per reputazione.

Campano d’origine, nato nel 1909, la vulgata ci racconta della sua parabola dal paesino rurale del sud a Little Italy, figura “ariete” per sfondare il muro ebreo/irlandese che dominava nella polizia di New York: ucciso nel 1909 a Palermo, dove era stato bizzarramente spedito per una supposta operazione di intelligence. Se si riesce, è consigliabile la visione dell’omonima fiction italiana, interpretata dall’indimenticabile, anche se purtroppo di fatto un poco svanito dalla memoria, Adolfo Celi.

Ben diversa la fama di Frank, oggi 84 anni, da Brooklyn, reso celebre dal film con Al Pacino, capolavoro di genere. Il superpoliziotto, che parla italiano, ambientalista e alfiere dei diritti, risulta quale sorta di arcangelo delle forze dell’ordine, integerrimo e pronto a sfidare la rete di omertà imperante anche tra i suoi stessi colleghi. Fu lui, ospite a “ Te la do io l’America”, a dichiarare al conduttore, Beppe Grillo, che il traffico di droga della Grande Mela passava dalle mani dei cop.

Nei nostri confini non contiamo più le vittime di mafie e terrorismo, immolati sull’altare di un servizio, quello di servitore dello Stato, che sempre più è apparso, negli anni, un gioco per cui non vale la candela.

Si dirà: sono esseri umani come gli altri, il buono e il cattivo sono dappertutto e via con la sequela di frasi fatte e consolatorie che, ovviamente, se lasciano il tempo che trovano, pure stampellano lo sconforto che accompagna la vita quotidiana. D’altro canto, abbiamo esposto i sentimenti contrastanti che ci legano (quando non personalmente, almeno emotivamente) all’uomo in divisa nel nostro articolo “ACAB”.

Oggi accenniamo a qualche caso in cui questi personaggi sono entrati in cronaca nera, al volo, come vittime, carnefici o protagonisti involontari.

Nei lontani anni ottanta, peschiamo dai ricordi tre episodi.

L’agente della DIGOS “S. T.”, romano in servizio a Genova, fu assolto, poi condannato, poi di nuovo assolto per l’omicidio della moglie. Al riguardo, nell’ambiente, girava  voce che la povera ragazza sapesse troppo su certi ambienti, soprattutto clericali, per via del lavoro del marito.

Patrizia Badiani, una bella ragazza fiorentina, fu condannata con il suo amante quasi teen -  ager, per l’omicidio del marito agente di polizia Aniello Fontanarossa, colpito mentre faceva l’amore con lei.

 Un poliziotto, N.P., circa trentacinquenne, girava per un commissariato del capoluogo ligure nervoso e sovreccitato; chi scrive si trovò sola con lui, unici occupanti dell’ufficio per una serie di circostanze e fu avvisata dal soggetto, con una certa veemenza, che un giorno avremmo sentito parlare di lui in modo eclatante.  Infatti nel 1990 uccise la ex compagna che voleva lasciarlo.

 Saltiamo a piè pari al 2017, a Siracusa. La bellissima maresciallo dei carabinieri Licia Gioia, da poco sposata con un ispettore della Polizia di Stato, viene trovata morta con due colpi della sua pistola d’ordinanza, nella casa coniugale. All’inizio, e i filmati disponibili lo mostrano, si escluse il suicidio: sia perché i colpi erano due, che per il sangue trovato sul dorso, e non sul palmo della mano. Tuttavia nel 2020 l’indagine sentenzia che la donna, trentenne da poco sposata col prestante coniuge ( già divorziato con un figlio), era depressa per  i tradimenti dell’uomo. I genitori di Licia, disperati, contestano la conclusione.

 Inutile continuare con altri innumerevoli casi, tra i quali potremmo contare l’agente che, nel 2016, sterminò la famiglia, moglie e due figli, uccidendosi subito dopo, per i debiti di gioco, sempre nel capoluogo ligure.

 Si sa che la categoria è molto cambiata nel tempo, viene seguita da professionisti della psiche, sottoposta a controlli periodici, ma la crescente desemplificazione della società coinvolge sempre più spesso il tutore della legge, che fatica a resistere alle pressioni.