Utilizzando il proprio account jack, Jack Dorsey, co-fondatore e amministratore delegato di Twitter, ha comunicato che il suo social network non accetterà più, d'ora in avanti, annunci pubblicitari di natura politica.
Queste le motivazioni con cui Dorsey ha spiegato la scelta, elencate in una serie di cinguettii...
«Abbiamo preso la decisione di interrompere la pubblicità politica su Twitter a livello globale. Riteniamo che la portata del messaggio politico debba essere guadagnata, non acquistata. Perché? Questi i motivi...
Un messaggio politico acquista valore quando le persone decidono di seguire un account o ritwittarlo. Pagare per raggiungere il consenso diminuisce il valore di un messaggio politico, che verrebbe invece ottimizzato e mirato a determinate categorie di persone. Riteniamo che l'acquisizione del consenso non debba essere influenzata e compromessa dal denaro.
La pubblicità su Internet è incredibilmente potente ed estremamente efficace per gli inserzionisti commerciali. La stessa efficacia, però, comporta rischi significativi se utilizzata in politica, dove può essere usata per influenzare il voto e, di conseguenza, la vita di milioni di persone.
Gli annunci politici su Internet presentano sfide del tutto nuove in tema civico, grazie a strumenti quali machine learning, micro-targeting, informazioni fuorvianti e non controllate, fake news... e tutto ad una velocità crescente, con una crescente precisione e su valori di scala di enorme grandezza.
Queste sfide influenzeranno TUTTA la comunicazione su Internet, non solo la pubblicità politica. Meglio quindi concentrare i nostri sforzi sui problemi di fondo, senza aggiungervi l'onere e la complessità che comportano il denaro. Cercare di poter gestire entrambe le sfide significherebbe non operare nella giusta direzione e ciò danneggerebbe la nostra credibilità.
Ad esempio, non è credibile per noi dire "stiamo lavorando duramente per impedire alle persone di prendersi gioco dei nostri sistemi per diffondere informazioni fuorvianti", se poi qualcuno ci paga per indirizzare e costringere le persone a vedere la pubblicità attraverso la quale i politici possono dire quello che vogliono!
Abbiamo considerato di pubblicare solo gli annunci dei candidati, ma pubblicare tali annunci finirebbe comunque per veicolare ugualmente qualsiasi messaggio politico. Inoltre, non sarebbe corretto che solo i candidati possano acquistare annunci per i temi che vogliono spingere. Quindi, neanche per loro sarà più possibile fare pubblicità.
Siamo ben consapevoli di essere una piccola parte di un ecosistema politico-pubblicitario molto più ampio. Alcuni potrebbero anche sostenere che la nostra decisione potrebbe favorire formazioni politiche già affermate. Però abbiamo assistito a molti movimenti sociali che hanno raggiunto dimensioni enormi senza fare pubblicità politica. Confido che accadrà nuovamente.
Inoltre, abbiamo bisogno di una regolamentazione degli annunci politici che sia più lungimirante (ed è molto difficile da realizzare). I requisiti di trasparenza degli annunci sono in corso, ma non è ancora abbastanza. Internet offre funzionalità completamente nuove e le autorità di regolamentazione devono guardare oltre alle attuali regole per garantire condizioni di parità.
Un'ultima annotazione. Qui non si tratta di libertà di espressione. Si tratta di pagare per raggiungere un target. E pagare per aumentare la portata di un messaggio politico può avere conseguenze tali che l'infrastruttura democratica odierna potrebbe non essere preparata a gestire. Per questo vale la pena fare un passo indietro per affrontarle».
Dal punto di vista pratico il divieto scatterà nelle prossime settimane, non più tardi del mese di novembre, e comprenderà annunci che si riferiscono ad un'elezione o ad un candidato e ad annunci pro o contro temi legislativi a carattere nazionale, come cambiamenti climatici, assistenza sanitaria, immigrazione, sicurezza nazionale, tasse...
La scelta di Twitter è lungimirante dal punto di vista dell'immagine del social network e, oltretutto, poco impegnativa dal punto di vista economico, visto che nel 2018, per le elezioni americane di medio termine, Twitter ha incassato in relazione a quel tipo di pubblicità solo 3 milioni di dollari.
E Facebook che cosa farà adesso? Nulla!
Zuckerberg, dopo la decisione annunciata da Twitter, ha ribadito che "il dibattito politico è importante" e che Facebook non ha intenzione di interferire con esso. Una dichiarazione pilatesca da parte del CEO e fondatore di Facebook che contribuisce a sottolineare la scarsa trasparenza - oltre alla confusa gestione - di quel social network, nonostante che dei 55,8 miliardi di dollari incassati nel 2018 dalla pubblicità, quella a carattere politico rappresenti meno dello 0,5%.