Quando a parlare di personaggi del genere è una donna, soprattutto “voi maschi” non aspettatevi scintille, lasciate a casa le curiosità ribalde, è solo narrazione.

Maria Elena Staller, nata in Ungheria nel 1951, approfittò dei soliti maneggi organizzati a quei tempi (e anche dopo) per sposare un italiano e ottenere la nostra cittadinanza. Quel genere di immigrazione passava sotto silenzio: poverine, vengono dall’est, soffrono tanto. Più prosaicamente, qualcuno sosteneva ( anche a livelli istituzionali): lasciamo che queste donnine “leggere” vengano a noi, si ripulirà l’ambiente dalle italiane, che potranno tornare a essere esempio di vita (infatti, s’è visto).

Ospite di alcuni programmi popolari negli anni settanta, la ribattezzata Cicciolina spiegò in cosa consisteva la sua originalità: niente scabrosità stile commedia scollacciata, calze nere e spogliarelli, ma la gioia di esprimere il sesso in tutte le sue varianti. E in effetti queste non devono essere mancate, parliamo da inesperti, se in un programma satellitare dedicato al tema, un biografo di Cicciolina, un po’ stregato, un po’ stupito da tutte le frontiere che quella impudenza attraversava, parlò anche di coprofagia.

Nel 1987 Staller entra in parlamento col partito radicale. L’allora ingenua opinione pubblica alludeva ad accordi sessuali tra lei e Pannella, il che potrebbe anche essere stato, ma ricordiamo il periodo: Marco Giacinto era più esasperato che mai contro le stanze del potere, di lì a qualche anno avrebbe tentato anche il salto sul carro di Berlusconi, dunque provò con uno sberleffo all’ipocrita, per lui, società italiana, evidentemente sostenuto dal suo elettorato allora chic e dai colleghi della neo deputata.

Dopo la fallimentare esperienza, dal punto di vista politico almeno, anche se non più di quella di molti altri passati dal transatlantico, nel 1991 Ilona convolò a nozze con lo scultore off, di una certa fama, Jeff Koons, attivo a New York. Furono nozze fastose, abito bianco, chiesa magiara, e nacque un bambino, Ludwig Maximilian, conteso tra i due genitori presto separati e, pare, rapito dalla madre quando babbo Jeff se l’era portato negli Stati Uniti.

Vedemmo Ilona a Roma nel 1994, tornata in forma dopo la gravidanza, in un banchetto per l’aiuto ai bambini poveri, appena appena vestita in pieno inverno; sentimmo parlare di lei come massone; ogni tanto ci è comparso davanti Ludwig, tra il beffardo e l’affettuoso verso l’ingombrante mamma, ora ovviamente ristrutturata e rimpolpata, che ebbe a dichiarare di aver avuto solo tre grandi amori, nella vita. Ci è parsa, quando scende dal set perpetuo in cui si è proposta, determinata e dura.

Suo partner, sul lavoro e per un po’ nella vita, fu Riccardo Schicchi (1953/2012), manager del settore. Egli scoprì Anna Moana Rosa Pozzi, nata nel 1961,  piemontese cresciuta a Genova, di buona famiglia borghese giramondo ( per quello amava imporre nomi esotici alla figliolanza) mentre, giovanissima a Roma, coltivava il sogno di entrare nel cinema dalla porta principale ( la si ricorda di passaggio in “Borotalco” e “Vacanze di Natale”). A guardare il biopic interpretato da Violante Placido, se non troppo arricchito da fantasie, la Pozzi sembrerebbe aver bazzicato perfino fiere paesane, prima di approdare, convinta da Schicchi, alla casa di produzione Diva Futura e dedicarsi alla sua vocazione.

La sua storia è più accidentata, da analizzare. I fan la ricordano con parole estatiche, quale stella sul versante “romantico” del genere, mai volgare. A un certo punto fece anche lei la mossa di candidarsi, lasciando subito perdere la sceneggiata. Si sposò con tale Antonio Di Ciesco, ci dicono suo autista, che le stette a fianco fino alla misteriosissima morte, avvenuta, sembra, a Lione nel settembre 1994. Il vedovo afferma circa “ ci siamo addormentati in due, mi sono svegliato da solo”, mostrando foto della moglie vicino alla fine, sempre bella (ancorché già molto ritoccata, paffuta, scomparso il viso scavato che presentava nella prima giovinezza). Stando ad alcune interviste, Moana avrebbe evitato di avere figli, a causa del suo lavoro che lei giudicava inaccettabile in un genitore, anche se molti suoi colleghi evidentemente la pensano diversamente.

A seguito di polemiche, alimentate proprio da Schicchi, l’esecutore testamentario della pornodiva e sua madre Giovannina mostrarono i certificati attestanti il decesso; risulta che col Di Ciesco non ci fossero buoni rapporti e non si sa nulla della pretesa querelle sull’eredità. E’scomparsa dai radar Maria Tamiko “Baby” Pozzi, emula della sorella maggiore nel ramo hard, forse infermiera in Francia.

Non bastasse, verso il 2006 uscì alla ribalta Simone Pozzi, fino ad allora creduto il fratellino minore delle due, quando per molti era il figlio di Moana, che lo avrebbe partorito teen ager, e spacciato per fratello onde coprire lo scandalo e in ossequio alle sue idee sulla maternità di chi pratica quest’arte. Il bellissimo giovane ( ci è capitato di vederlo) non ha però chiarito del tutto la sua posizione.

Avrebbero destato scandalo i libri della madre sui suoi amanti famosi, circostanza in verità oggi meritevole di sbadigli: gli scandali sono ben altri.

E adesso? Youporn, privo del fascino della scappatella in edicola per acquistare, non visti, le ultime novità della stampa specializzata, continuerà a lavorare o, causa la pandemia, i porn addict dovranno riscoprire le vecchie professioniste?