Secondo l'OMS, l'Organizzazione Mondiale della Sanità, ogni anno muoiono 7 milioni di persone a causa dell'inquinamento. Per questo motivo, l'iniziativa promossa dalla sedicenne svedese Greta Thunberg, che è divenuta un caso mondiale dopo che dall'agosto scorso ha iniziato a protestare di fronte alle sedi istituzionali prima del proprio Paese affinché la Svezia mettesse in pratica le direttive sul clima stabilite a Parigi, è diventata il simbolo della ribellione generazionale contro le mancate promesse delle élite politiche. Una protesta che con il passare dei mesi si è diffusa in tutta Europa. 

Pertanto, le migliaia di ragazzi che oggi aderiscono al "Global Climate Strike For Future", manifestazione mondiale nata per chiedere interventi concreti contro riscaldamento globale, inquinamento e cambiamenti climatici, costituiscono un doppio ammonimento per il mondo politico, incalzato sia per attivarsi su un problema concreto, sia per la mancata attuazione di quanto promesso.

In Italia, sono quasi 200 le piazze in cui oggi si manifesta per spingere il Governo ad agire per mettere in atto azioni concrete contro il cambiamento climatico, anche se, il problema deve comunque essere affrontato a livello mondiale.

Ed è questo ormai che la piccola Greta Thunberg sta cercando, con la sua iniziativa, di far capire. L'obiettivo è convincere i leader politici di tutto il mondo a dare ascolto agli scienziati che hanno lanciato l'allarme sul cambiamento climatico, iniziando con il rispettare gli impegni presi con l'Accordo alla Conferenza Onu sul clima di Parigi del 2015, per invertire il trend che negli ultimi anni ha visto salire la temperatura media del Pianeta.

In Europa, il 21 e 22 marzo si terrà a Bruxelles un vertice dei leader dell'Unione che, al centro della discussione, tra gli altri temi, avrà anche quello del clima, con il Consiglio europeo chiamato ad agire con provvedimenti concreti per raggiungere non più tardi del 2050 l'obbiettivo di zero emissioni di gas a effetto serra.

All'interno dell'Ue, Spagna, Danimarca, Svezia, Lussemburgo, Francia e Olanda si sono detti favorevoli ad un'azione ancor più determinata e ambiziosa rispetto agli accordi di Parigi, ma altri Paesi (soprattutto quelli dell'Est) la pensano diversamente.

Comunque, ieri, a Strasburgo il Parlamento europeo ha votato a maggioranza una risoluzione, seppur non vincolante, in cui si chiede che, oltre all'obiettivo di lungo termine del 2050, l'Ue si adoperi, già entro il 2040 a ridurre le emissioni di gas serra del 55%, dal 40% previsto in tabella rispetto ai livelli del 1990.

Da ricordare inoltre che a settembre 2019 è prevista una conferenza Onu sul clima, un altro appuntamento importante a cui l'iniziativa promossa da Greta Thunberg non può certo non guardare.


Come ha commentato l'iniziativa il nostro ministro dell'Ambiente, Sergio Costa? Con queste parole:

«Oggi milioni di ragazzi in tutto il mondo e in oltre 100 piazze italiane manifestano per il futuro loro e per le generazioni che ancora non conosciamo. Io credo che sia qualcosa di straordinario. Loro sono in piazza senza bandiere o colori politici, e così devono rimanere, non per interesse personale, ma per un bene collettivo: la lotta ai cambiamenti climatici.

Noi come politica abbiamo il dovere di ascoltare le loro richieste e portarle in quei palazzi troppo spesso sordi. Se avessi dei figli/studenti oggi gli direi: scendete in piazza e manifestate.»


Ma che cosa ha fatto di concreto, dopo un anno, il  governo sul tema, nonostante la maggiore forza politica che lo supporta abbia fondato le proprie fortune sui temi legati all'ambiente, alla gestione dei rifiuti e all'uso sostenibile delle risorse naturali? Niente.