John Donne (1572-1631) – "Nessun uomo è un’isola, completo in sé stesso; ogni uomo è una parte del tutto. La morte di qualsiasi uomo mi sminuisce, perché io sono parte dell’umanità. E dunque non chiedere mai per chi suona la campana: suona per te".
Ernest Hemingway scrive un libro sulla guerra, sul costo “morale” da pagare per chi vi partecipa per varie ragioni e con ruoli diversi. Chi ha spinto un popolo contro un altro non lo ha mai fatto per un ideale ma per puro calcolo: i morti sono gli “effetti collaterali” di un atto ritenuto necessario per difendere degli interessi considerati vitali da quello stato per questo i cittadini sono chiamati a combattere e obbligati ad “offrire” le loro vite per un “nobile scopo”.
Oggi in tutto il mondo sono attivi 59 conflitti con migliaia di morti civili e atrocità di ogni genere ma il suono di quelle sofferenze non giungono alle nostre orecchie sorde a causa di una noncuranza cronica; le voci di coloro che hanno subito o stanno subendo un’ingiustizia sono soffocate dal generale disinteresse; un osceno silenzio è caduto su quegli esseri umani che, inermi e innocenti, ogni giorno vengono imprigionati per le loro opinioni o per aver testimoniato la verità. Le potenze mondiali per tutelare i loro “legittimi interessi” violano sia le norme giuridiche internazionali che la sovranità dei Paesi deboli e indifesi, si rimangiano gli accordi, disattendono i trattati e soprattutto rinnegano ogni norma morale e spirito di misericordia torturando, violando, umiliando, assassinando, lasciando morire di fame milioni di innocenti per saziare la loro sete di potere e di profitto.
Abbiamo commesso l’errore di accettare uno stile di vita sterile, fatto di apparenze, di lussi che non potevamo permetterci se non a scapito dei più deboli; abbiamo lasciato entrare i lupi in casa; abbiamo dato ascolto e aderito alle loro dottrine per questo la maggioranza ha di fatto rinnegato il legame che unisce tutti gli esseri umani ad un vincolo indissolubile senza alcuna distinzione in un comune destino dove la vita e la dignità lesa di uno è patrimonio vivente di sofferenza per tutti che lo vogliamo riconoscere o no.
Il suono di quelle campane però hanno minato gli equilibri in coloro che sono stati a contatto diretto con quelle atrocità o ne sono stati autori materiali, lo chiamano stress post traumatico, ma è il processo di morte interiore per aver ucciso, torturato, violato, umiliato il “fratello”: è la coscienza che si ribella a quell’atto di rinnegamento sacrilego.
Ogni giorno viviamo una guerra combattuta tra le mura domestiche, sul posto di lavoro, negli ospedali, negli uffici pubblici, nelle scuole, nelle strade, nelle piazze, nella natura, in noi stessi. E' un conflitto che fa molte vittime ma, stranamente, lo consideriamo erroneamente “naturale” senza domandarci quante tragedie potevano essere evitate. Per non parlare di quante tragedie sono state costruite ad arte per annientare ed eliminare le persone scomode.
Se si va alla ricerca delle reali cause di tante situazioni senza alcun pregiudizio ci si accorge che sia gli obiettivi che le modalità utilizzate sono identiche e scattano per il personaggio di spicco che per la persona qualunque. Commettiamo l'errore comune e ricorrente di focalizzarci sugli effetti e non sull'origine delle situazioni, investigando le cause possiamo trovare le giuste risposte e solo allora si può tentare una efficace difesa per proteggere la nostra individualità.
Molti non si rendono conto che è in atto una strategia liberticida sacrilega contro l’individualità affinché ciascuno di noi non acceda alla coscienza del sé che rappresenta il viatico essenziale per arrivare alla vera libertà, al libero arbitrio e alla conseguente assunzione di responsabilità. La conquista della libertà è una strada lunga, piena di insidie, dove la sofferenza è costante in quanto le scelte divengono sempre più difficili perché scevre da ogni egoismo o interesse personale: siamo soli dinanzi a ciò che crediamo e siamo chiamati ad agire di conseguenza. Nel sacro luogo della nostra coscienza non possiamo nasconderci dietro a comodi alibi, se bariamo non facciamo altro che tradire noi stessi. Questo tradimento si pratica ogni giorno perché fa parte della nostra cultura ufficiale e di una educazione preconfezionata su modelli comportamentali a seconda della classe sociale a cui si appartiene. Il vero nemico di ogni forma di potere è la capacità di riflettere autonomamente e il coraggio di agire di conseguenza: la più difficile guerra che si deve combatte ogni giorno è quella con la nostra coscienza perché cambiando “il dentro” si può cambiare “il fuori” altrimenti il numero delle “commemorazioni” aumenteranno a dismisura e la nostra vita sarà ostaggio nelle mani dei pochi che si sono auto eletti nostri padroni.
Un esempio che rispecchia questa diffusa mentalità ipocrita-mafiosa è la celebrazione dell’anniversario della strage di Capaci; la magistratura grazie ad alcune “teste calde” è arrivata ad individuare alcuni esecutori materiali del delitto ma i mandanti sono rimasti occulti; Borsellino, e prima Rocco Chinnici, il giudice Costa, Terranova, Libero Grassi e tanti altri, molti sconosciuti, che non hanno voluto chinare la testa e hanno combattuto la loro “buona battaglia” e sono stati travolti pur di non tradire i propri principi; hanno voluto combattere anche se alla fine la violenza ha prevalso, è la stessa silente ma inesorabile violenza che ha contaminato un’intera nazione che ha costretto chi non condivideva a convivere con la mafia, camorra, ndrangheta e la dominante e più pericolosa “criminalità istituzionale” che ha portato questo Paese alla rovina. Il "modello Palamara" è solo la punta di un iceberg che viaggia indisturbato e sperona le navi che malauguratamente incrociano la sua rotta, lo sanno bene chi ha avuto la sfortuna di sperimentarlo sulla propria pelle. Nella magistratura vi sono purtroppo molti operatori che non sono adatti ad un compito così delicato e impegnativo che richiede obiettività ed attenzione per gli effetti che la loro decisione produce nella vita di un cittadino ma purtroppo gli anticorpi non riescono ad isolare ed espellere tali scorie che continuano ad agire indisturbatamente. I potenti si ergono sopra ogni legge e regola mentre i semplici cittadini possono venir travolti, soprattutto quelli onesti.
Gladio, La P2, le stragi di Stato partendo da Portella della Ginestra, fino ai falliti golpe, la strage di piazza Fontana, di piazza della Loggia, della stazione di Bologna e tanti altri episodi più o meno conosciuti, non per questo meno dolorosi, dei quali rimangono occultati i nomi di coloro che hanno interferito pesantemente nella vita e nelle scelte politiche, economiche e civili di un Paese che a tutt’oggi è costretto a pagare un caro prezzo per i propri errori passati, la sua mancanza di coscienza civile, opportunismo e viltà.
L’eliminazione di Aldo Moro e la catena di delitti “eccellenti” sono un altro aspetto apparentemente slegato dal sanguinoso contesto generale invece si vede un sottile filo rosso che lega ogni singolo pezzo a un “tutto” come un puzzle da ricomporre con pazienza e saggezza per arrivare al quadro completo.
Semplificando senza per questo togliere nella al contenuto: la democrazia si regge su tre cardini: riconoscimento dei diritti civili e la libertà di opinione e di pensiero ad ogni individuo senza alcuna discriminazione (l’uomo al centro dello Stato di diritto); una equa redistribuzione delle risorse per sostenere lo stato sociale (principio di solidarietà e la tutela dei più deboli); il diritto al lavoro e alla libertà d’impresa (diritto alla dignità).
Noi siamo “governati” dagli americani da più di settant’anni attraverso una classe dirigente politica, economica e militare servile e complice, sono le varie amministrazioni che si succedono alla Casa Bianca che decidono chi e come dobbiamo essere amministrati, in questo quadro desolante si collocano in particolare gli interessi del potere economico dove risiede il vero centro direzionale.
Enrico Mattei e Adriano Olivetti sono due storie esemplari, entrambi hanno lavorato per un futuro dignitoso per la collettività, sono stati eliminati per trascinare un popolo di nuovo nel ricatto della miseria dopo che un’oligarchia si è impossessata del patrimonio pubblico costruito con il lavoro e il denaro degli italiani negli anni ‘60 sfruttandolo, arricchendosi spudoratamente lasciandolo andare in malora e ponendo sulle spalle dei cittadini-vittime i costi dei loro crimini – vedi Autostrade, ILVA ecc.
Il “terrorismo di stato” è stato inventato dagli “alleati” e il suo tragico debutto è avvenuto in Sicilia con la strage di Portella della Ginestra: squallidi assassini hanno sparato su innocenti indifesi durante la festa del 1° maggio del ‘47 uccidendo 12 persone e ferendone 28 dopo settant’anni i mandanti sono ancora sconosciuti.
L’abbattimento del DC 9 della compagnia ITAVIA sui cieli di Ustica è il “danno collaterale” consumato durante un atto di guerra in tempo di pace sul nostro territorio dai caccia “alleati” alzatisi in volo per abbattere un mig libico durante il suo rientro dalla manutenzione effettuata in Iugoslavia: sono stati eliminati tutti i testimoni compresi i due piloti militari italiani che avevano intercettato l’operazione durante il pattugliamento dello spazio aereo nazionale.
Per colmo di ipocrisia Craxi affida (a spese dei contribuenti italiani) il recupero del relitto del DC 9 sul fondo marino ad una impresa francese, del relitto del caccia della NATO non vi è traccia. Per non parlare dell’abbattimento della teleferica sulle Dolomiti causata dall’incoscienza del pilota americano che stava sorvolando l’area a bassissima quota per motivi turistici. È stato processato da un tribunale americano e rilasciato, le autorità statunitensi non si sono neanche scusate con le famiglie delle vittime e il governo italiano ha taciuto.
La frase che va molto di moda in questo periodo è molto antica: “La prima vittima della guerra è la verità” che condivido pienamente ma chi è disposto a pagare il prezzo per testimoniarla?
Le democrazie occidentali sono considerate la luce del mondo, le uniche che offrono garanzie di pace, uno sviluppo economico basato su alti tenori di vita, diffuso benessere e il rispetto dei diritti civili e della dignità di tutti gli esseri umani ma poi arriva il tempo che le foglie di fico cadono mostrando l’altra faccia della medaglia.
Assange con il sito Wikileaks ha dimostrato già alcuni anni fa l’ipocrisia del modello americano di liberal-democrazia pubblicando documentazione secretata riguardante le modalità pratiche usate per democratizzare i paesi medio orientali “democraticamente invasi”: il prezzo per aver reso un buon servizio alla verità è stata la perdita della sua libertà personale, un isolamento totale in una prigione e se verrà estradato nella patria della democrazia e delle libertà non credo che vivrà a lungo.
È stato aperto uno squarcio sul museo degli orrori di Guantanamo pubblicando il manuale tecnico per torturare i prigionieri sicuramente ispirato al più antico trattato “Malleus Maleficarum” tutt’ora in vigore tra le sacre mura vaticane.
Non c’è peggior “affronto” per un ipocrita essere pubblicamente smascherato: ho visto con orrore il filmato dei soldati americani che da un elicottero Apache, ridendo, falciavano con una mitragliatrice dei civili indifesi che stavano camminando per strada. Secretare simili atrocità e voler condannare chi ha svelato tali atti di follia omicida è un affronto alla civiltà. Aver pubblicato quel video è stato un ben povero ma dovuto “atto di giustizia” nei confronti di coloro che sono stati massacrati per puro sfregio.
Ma non capisco cosa intenda la società americana per democrazia visto le incoerenze comportamentali tra i suoi cittadini. Questo Paese ha la presunzione di autodefinirsi democratico e libero quando sono evidenti le forti conflittualità e disuguaglianze esistenti al suo interno: spesso vengono uccisi impunemente gli afro-americani durante dei banali controlli stradali; la strage consumata recentemente in un supermercato di Buffalo, stato di New York da un esponente della supremazia bianca è costata la vita a 10 afroamericani che stavano facendo la spesa - la governatrice Hochul ha fatto appello ai social media di togliere i contenuti razzisti -; le prigioni sono piene di afro-americani condannati fino a 20 anni per spaccio o a morte (alcuni innocenti) per mancanza o cattiva assistenza legale; si lasciano morire i poveri perché non hanno la costosissima assicurazione medica privata; le scuole private migliori sono ad uso esclusivo dei bianchi ricchi e così le università.
Il modello liberal di sviluppo economico ha prodotto milioni di morti per fame in tutto il mondo soprattutto nei paesi in via di sviluppo ricchi di materie prime essenziali alle economie d’avanguardia occidentali e, ancor più grave, sta annientando l’ecosistema con un inarrestabile inquinamento e la manipolazione genetica: questo è il modello di una società razzista e antidemocratica che concentra la ricchezza nelle mani di una élite che sta imponendo le sue regole a livello mondiale.
Durante il suo viaggio in Asia, il presidente Usa lancia pure l’Indo-Pacific Economic Framework (Ipef), nuova alleanza economico-commerciale, cui hanno già aderito 13 Paesi: una piccola Apec in funzione anti-cinese, un cordone di contenimento dell’espansione di Pachino. “I Paesi membri dell’Ipef – assicura Biden – ne ricaveranno benefici economici concreti”. Bisogna vedere quanto ci ricaveranno gli Stati Uniti. L’espansione egemonica degli Usa viene sintetizzata da una dichiarazione del ministro degli esteri cinese: “l’Ipef è uno strumento politico degli Usa per mantenere la loro egemonia economica regionale ed escludere miratamente certi Paesi. Questa è una strada sbagliata”.
Biden replica che fornirà aiuti militari a Taiwan per difendere la democrazia. Bisogna vedere cosa ne pensano i contribuenti americani dopo il salasso per rifornire l’Ucraina di armi e quant’altro.
Le campane suonano per tutti noi ma ormai non ci badiamo più, ci siamo allontanati da una realtà che ci dovrebbe offendere, farci riflette e reagire di conseguenza cambiando le regole imposte da pochi ben organizzati a miliardi di esseri umani divisi, disorganizzati e lasciati alla mercé dei predatori.