Il 20 e il 21 settembre prossimo andremo alle urne per fare, ancora una volta, il nostro dovere di cittadini.

Nella scheda del referendum per il taglio o no dei parlamentari, troveremo scritto, questo testo:

«Approvate il testo della legge costituzionale concernente “Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari”, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n. 240 del 12 ottobre 2019?».

Il taglio dei parlamentari!

Una grande risonanza mediatica sociale, quanto, ancora di più politica, che è stata orchestrata talmente bene dalle varie parti, chi pro e chi contro, da renderci tutti convinti che sia una significativa svolta per ripristinare un equilibrio nella nostra macerata democrazia. Un atto foriero di un cambiamento epocale che lascerà il segno, determinando la rinascita del nostro Paese.

Assurdo! Nulla cambierà, ne in bene ne in male. Le cose resteranno inequivocabilmente uguali: tanto che il numero dei “Padri coscritti” sia diminuito o no! Votare “si” o votare “no” sarà esattamente la stessa cosa.

Il “Mastro di Chiavi” e il “Guardiano di Porta” della politica italiana (prendendo a prestito i termini di un film che parla di fantasmi del bene e del male) ci vorrebbero infinocchiare un altra volta facendoci credere alla inderogabile questione che, riducendo il numero dei suddetti parlamentari, tutto cambierà quando, invece, la realtà è che il numero è una questione di nessuna importanza (neanche da un punto di vista economico perché influirà sulla spesa solo uno 0,007%). Neanche, per dirla tutta, influirà sul ruolo del Parlamento, e quindi nei parlamentari quando voteranno i provvedimenti e le decisioni da prendere per le leggi da approvare.

Non so se tutti ci siamo accorti del livello qualitativo di chi è seduto sugli scranni parlamentari. Ecco! Il problema sta tutto lì!

La differenza dalla prima Repubblica a quella di ora (chiamala con il numero che ti pare), per quanto riguarda la qualità e la preparazione di chi è stato eletto, è abissale (in negativo). Tanto dal punto di vista soggettivo (personale) quanto oggettivo (di come sono stati scelti dai partiti i nostri rappresentanti).

Quelli di ora sono portatori di una fisiologica personale debolezza politica perché non hanno alle spalle quelle decine di migliaia di preferenze, guadagnate col sudore della propria fronte ma solo, quando ci sono, date in seguito dall’investitura “feudale” concessa dal loro capo politico, al quale, è naturale e non derogabile, che devono, ogni volta che esprimono la propria posizione di voto all’interno dell’aula, cieca e doverosa obbedienza: pena il precipizio della caduta in disgrazia e la conseguente non riammissione nel Panteon degli immortali!

Naturalmente il Governo in carica, di quale colore sia, di questa situazione è cosciente e propenso a favorire che le cose vadano così in quanto lo mette in una posizione di favore rispetto al fatto di esautorare il Parlamento delle prerogative che la Costituzione gli favorisce; cioè di discutere e votare liberamente a favore o contro la promulgazione delle eventuali leggi da approvare.

Il Governo, avvalendosi di un istituto costruito ad hoc per questo scopo; i “Decreti legge”, scavalca di fatto l’iter parlamentare in quanto non c’è bisogno che si scomodi l’Assemblea parlamentare per poterlo applicare (e per legge è rinnovabile all’infinito)!

Allora in questa drammatica situazione come facciamo a dire: “meno o più parlamentari più funzionalità o uguali o meno parlamentari più democrazia”?

Concludendo. Tutti scalpitano, per un verso o per l’altro, nella speranza che la propria dottrina politica abbia il sopravvento su quella degli altri ma peccato che una agitazione del genere non serva assolutamente a nulla se non a dargli la possibilità di dire “Io sono più bravo di loro”; tanto da una parte quanto dall’altra!

In definitiva, questo referendum, tanto per il si quanto per il no, ha la valenza solamente di un “manifesto politico”; stiracchiato tanto a destra quanto a sinistra, secondo le proprie convenienze.

E allora cittadino, quando vai a esprimere il tuo voto pensa solo che in qualunque modo esprimi la tua volontà, quel segno di matita che tracci in quella scheda sarà sempre uguale a “ZERO”.

Giampiero Tamburi  (Perugia: Social City)