Era nell’aria che la Lega incontrasse presso l’elettorato sempre più consensi.

Così, come era facilmente prevedibile, in questi giorni la Lega ha effettuato il sorpasso del M5S ed ora risulta essere il maggior partito a livello nazionale.

In tre mesi, secondo i sondaggi, la Lega sarebbe passata dal 17,35% del 4 marzo al 28,3% di oggi.

Una crescita dei consensi iniziata subito dopo la chiusura delle urne per proseguire e consolidarsi con costante gradualità.

Merito solo di Salvini che ha rubata la scena con il suo attivismo frenetico ed invadente?

Per quanto accaduto nelle ultime settimane certamente sì.

Ma non c’è dubbio che al successo della Lega abbiano data una mano importante soprattutto la inconsistenza e la inefficacia del M5S e della sua condotta.

E poiché quando c’è un vincitore c’è sempre un perdente, il vero e solo sconfitto, in questo caso, non può essere che il M5S.

Per come è maturata questa sconfitta, in crescita senza sosta dopo la chiusura delle urne, sembrerebbe quasi che si tratti di una sconfitta cercata e voluta da quanti, ignoro chi siano, decidono le sorti del movimento.

Infatti, premiato con il voto da circa 11 milioni di elettori il M5S ha evidenziati fin dal 5 marzo sintomi di smarrimento e confusione politica.

Può darsi che l’inatteso successo elettorale abbia mandato in tilt i cervelli pentastellati, fatto sta che qualcuno si è illuso che il maggiore partito nazionale potesse entrare nell’agone politico e tener testa a navigati marpioni sotto la guida di un principiante inesperto e sprovveduto, Luigi Di Maio, anche se ambizioso e pieno di sé.

La fragilità di Di Maio con la sua fatuità e faciloneria, è emersa fin dai primi giorni consentendo a Salvini di avere gioco facile nel portarselo a spasso per settimane facendogli credere che avrebbe abbandonato Berlusconi ed il centrodestra.

Fatuità e dabbenaggine che hanno caratterizzata anche la ridicola idea dei “due forni”, grazie alla quale il partito democratico si è fatto beffe di Di Maio e del M5S.

Ora mi domando: possibile che dopo due mesi nel M5S, per quanto destrutturato, nessuno si sia reso conto dell'imbarazzante dappocaggine ed inconcludenza  della gestione Di Maio e non abbia ritenuto opportuno prevenire che la credibilità del movimento degradasse al punto da compromettere il rapporto con il suo elettorato?

Sembra proprio di no se si è lasciato che Di Maio, cocciutamente animato dalla fregola di essere il premier di un possibile governo, spintonasse il M5S verso il suicidio.  

Rassegnatosi ormai ad essere lo zerbino di Salvini, Di Maio ha rivelata la sua immaturità dapprima condividendo la imbarazzante difesa della candidatura Savona, poi dando di matto con la richiesta di impeachment del Capo dello Stato, per correre subito dopo al Quirinale con il capo cosparso di cenere per invocare un nuovo tentativo per formare il governo.

Era proprio quello che il furbacchione Salvini aspettava per imporre a Di Maio ed al M5S un governo a trazione leghista, e per avere licenza di  essere lui il vero leader dell’Esecutivo anche facendo ombra al malcapitato presidente del consiglio.

Da tre settimane è esattamente ciò che è sotto gli occhi di tutti noi!

E Di Maio?

Di Maio si compiace di dispensare il suo sorriso indisponente e di sfida alle telecamere e di profferire slogan sconclusionati come “lo Stato siamo noi”, oppure “siamo il governo di maggioranza”, od ancora “da oggi cambiamo il Paese”, e poi "noi scriviamo la storia".

In realtà Di Maio ha tradito 11 milioni di elettori mettendo nel dimenticatoio quelli che erano i cavalli di battaglia del M5S: lotta alla corruzione, lotta alla povertà, riforma della prescrizione, leggi antisprechi, pensioni di cittadinanza, etc.

Così, mentre Salvini ogni giorno fa notizia con il caso Aquarius, la guerra alle navi ONG, il censimento dei Rom, la legittima difesa, Di Maio cosa fa?

Il vicepresidente del Consiglio, ministro del lavoro e dello sviluppo, capo politico del M5S, va in televisione ad annunciare il “censimento dei raccomandati nella PA ed in RAI”!