Il Movimento Internazionale dei sacerdoti sposati  per far cogliere "almeno qualche frammento della ricchezza e pluriformità di un pensiero e di una esperienza di vita che – crediamo – ha segnato profondamente il nostro tempo e non cesserà di parlare al nostro futuro", quella del grande teologo Raimon Panikkar, rilancia un testo su che cosa è religione.

La religione è l’esperienza dell’incontro con il Mistero che si concretizza poi nelle diverse religioni. La religione è “il vincolo che, nel trascendere il tempo e lo spazio, unisce l’uomo a Dio” Ma, “per capire che cosa é la religione, dobbiamo sapere che cosa sono le religioni, i fatti religiosi” .

Per Panikkar, la religione ha un triplice significato.

Religione può significare religiosità, il fatto religioso come dimensione umana fondamentale. L’essere umano è, innanzi tutto, un homo religiosus; la religione è la categoria più consona per definire un uomo (animal religiosus)”. La religiosità è “un fatto antropologico per cui ogni uomo, in quanto tale, ha una dimensione che lo differenzia dagli animali e lo rende consapevole dell’infinito, dell’ignoto, di ciò che nessuna parola può descrivere, dell’ineffabile, di quel ‘qualcosa d’altro’. E’ questa la religiosità che, quale dimensione umana, ci accomuna tutti. Le pratiche religiose sono l’espressione del sentimento religioso degli esseri umani, che prende forma in alcune manifestazioni concrete, di parole o opere, con riti e atti diversi.

Segue poi la religiologia, lo studio della religione e delle religioni, la riflessione sul fatto della religiosità. “Dato che siamo esseri intellettuali, elaboriamo una interpretazione di questo fatto e ne estraiamo le diverse teologie, i sistemi religiosi, i sistemi di credenze” Come abbiamo visto, non si deve confondere credenza con fede; ogni uomo ha fede. Le credenze tuttavia sono articolazioni intellettuali di questa fede che è un patrimonio dell’umanità.

In una terza accezione, la religione può significare religionismo, da intendersi come il senso di appartenenza dell’uomo a un qualche gruppo; la necessità di riunirsi in associazioni, di sentirsi comunità. E’, questa, una realtà sociologica; benché, come ben dice Panikkar, “senza la religiosità come dimensione umana, il religionismo si riduce in qualcosa di superficiale. Senza la religiosità, la religiologia non ha radici e degenera immediatamente, trasformandosi in una sovrastruttura o in superstizione.

Non possiamo confondere le religioni, com’è avvenuto in più di una occasione, con un puro fatto sociologico. Queste tre accessioni sono necessarie e, per questo, non possiamo distinguerle. Non esiste alcuna religione che, come fatto di religiosità, non si esprima in un certo modo e non supponga una certa comunità.

Di seguito una sintesi del suo itinerario di vita: “Attratto fin da giovane dalla spiritualità, mi sono avvicinato allo studio delle religioni approfondendo prima la religione in cui sono nato e cresciuto, il cristianesimo, scoprendo poi la religione di mio padre, l’induismo, e subendo infine il fascino del buddhismo, pur rimanendo fedele alla mia origine cristiana. Con tale bagaglio di esperienze e conoscenze mi sono aperto in forma spontanea al dialogo con le diverse culture e religioni, avendolo già vissuto interiormente. Non si può scoprire infatti la verità di un’altra religione se non la si vive in profondità dall’interno […] Dalla rielaborazione della Trinità, che considero il fulcro del cristianesimo, sono giunto alla formulazione della mia visione della realtà che ho chiamato cosmoteandrica. Per comunicare agli altri ciò che non può essere descritto direttamente sono ricorso al mito, al simbolo e al culto, che sono alla base di ogni formulazione di fede, sviluppandone l’ermeneutica. Sono sempre stato attratto dalla filosofia come amore per la verità e per il Mistero. Non volendo chiudermi in un mondo di speculazione astratta, mi sono aperto alla vita che mi sta attorno nella sua concretezza e ho scoperto che non era profana ma sacra, da qui il mio interesse per i problemi che riguardano la secolarità”.


Per approfondire:
www.raimon-panikkar.org
rivistadipedagogiareligiosa.unisal.it