Finora, l'amministrazione Usa aveva utilizzato, motu proprio, l'arma dei dazi per rivedere a suo vantaggio i rapporti commerciali con i Paesi che la propaganda di Trump aveva indicato come favoriti dalle decisioni del suo predecessore, Barack Obama.
Adesso, però, a dar manforte agli Usa in quella che è stata definita la guerra dei dazi, ci si è messo pure il Wto, l'organismo che regola il commercio mondiale, che ha stabilito che a causa dei sussidi ricevuti da Airbus, ritenuti non dovuti, gli Usa hanno diritto ad imporre dei dazi risarcitori sui beni provenienti da Paesi europei per un valore di 7,496 miliardi di dollari.
Se questo può consolare, l'anno prossimo il Wto dirà all'Europa per quale importo potrà fare altrettanto nel confronti degli Usa, sempre a causa di aiuti non dovuti ad un'azienda americana che opera nel settore aeronautico, la Boeing.
Ma stando così le cose, il Wto non poteva pronunciare una sentenza che valutasse contemporaneamente i due casi definendo, pertanto, solo la cifra di compensazione a favore dell'Europa o degli Stati Uniti? Evidentemente, tale tipo di razionalità va al di là della burocrazia anche degli organismi internazionali, facendo credere che l'Italia, rispetto al resto del mondo, non è certo una rarità come spesso ci vogliono far credere.
Perché tale decisione è degna di essere riportata come notizia? Perché a fare le spese dei dazi che colpiranno i prodotti europei, potrebbero essere alcuni prodotti italiani come vino e formaggi (parmigiano, pecorino romano...) e questa non è una buona cosa per alcuni settori della nostra economia, per i quali il mercato Usa non è certo un mercato secondario.