I ministri degli Esteri dei Paesi Ue cercano, disperatamente quanto inutilmente, di arrivare ad un accordo sul pacchetto numero sei relativo alle sanzioni da assegnare alla Russia. Qual è il nodo? L'embargo sul petrolio come aveva spiegato l'alto rappresentante per la Politica estera, Josep Borrell, prima della riunione di Bruxelles.

E anche dopo la riunione la situazione non è cambiata. Chi si oppone all'embargo? L'Ungheria, perché non avendo sbocco alcuno al mare, non avrebbe alternative al greggio che le arriva dalla Russia via oleodotto. La Commissione Ue ha proposto a Budapest un'esenzione dall'embargo fino a tutto il 2024 per trovare una fonte di approvvigionamento alternativa. Ma l'Ungheria non si è mossa dalla sua posizione, chiedendo a Bruxelles anche una compensazione tra i 15 e i 18 miliardi di euro.

Il ministro degli Affari esteri ucraino, Dmytro Kuleba, presente alla riunione, ha dichiarato:"C'è solo un Paese che sta bloccando l'introduzione di un divieto di importazione di petrolio dalla Russia, un argomento che riscontra un consenso enorme tra i ministri dell'Ue"."Non siamo contenti del fatto che non ci sia accordo sull'introduzione dello stop alle importazione di petrolio dalla Russia nel nuovo pacchetto di sanzioni", ha proseguito Kuleba, "ma il tempo stringe e sta all'Unione europea prendere una decisione, dato che la sua reputazione è a rischio... finché la Russia esporterà petrolio, ferro e altri materiali avrà soldi per continuare la guerra".

In Italia le posizioni dell'Ungheria di Orban, come è noto, sono supportate dai rappresentanti del sovranismo, Salvini e Meloni che ci portano ad esempio il quasi dittatore ungherese come modello di buona politica cui ogni governo (quindi anche uno espressione dei loro partiti) dovrebbe aspirare.

Oggi, il senatore e segretario della Lega, Matteo Salvini ha incontrato il premier Draghi, con  "il colloquio – informa Palazzo Chigi – che si è incentrato sulla recente visita negli Stati Uniti, nel corso della quale è stato riaffermato l’impegno dell’Italia per la pace attraverso il sostegno all’Ucraina, l’imposizione di sanzioni alla Russia, la rinnovata richiesta di un cessate il fuoco e dell’avvio di negoziati credibili". Non solo. I due hanno anche parlato delle "conseguenze economiche e umanitarie del conflitto in corso, con particolare riferimento alla necessità di prevenire una crisi alimentare sul larga scala e di proseguire lungo la strada dell’accoglienza ai profughi ucraini".

Quindi, da una parte i sovranisti - in questo caso Salvini - spingono per un sostegno all'Ucraina, dall'altro battono le mani a Orban che invece fa di tutto e di più per continuare a finanziare la guerra di Putin, cercando pure di guadagnarci qualcosa sopra.

Inoltre, Salvini e Meloni continuano a utilizzare gli sbarchi dei migranti dal nord Africa - che loro indifferentemente etichettano come clandestini - come propaganda per l'acquisizione di consenso elettorale, indicati come disastrosi per l'economia italiana, mentre nulla hanno da dire sull'accoglienza ai profughi ucraini.

Quello che però non chiariscono è come sia possibile che poco più di 30mila migranti (di cui buona parte già reindirizzati nei Paesi d'origine, soprattutto Tunisia) arrivati in due anni e mezzo in Italia dal Mediterraneo centrale possano essere nefasti per i conti del Paese, quando invece non lo sarebbero i quasi 120mila ucraini già finora arrivati dopo neppure tre mesi di guerra.