Spiazzati dall'estremismo della Lega che fa propaganda elettorale, anche per il secondo turno delle amministrative, sulla pelle dei migranti, i 5 Stelle adesso cercano di recuperare il terreno del consenso perduto rincorrendo l'alleato sulla stessa strada.

Ormai, vietare lo sbarco in Italia di qualche centinaio di migranti è diventato questione di dignità nazionale. Ci avevano detto che i rapporti con l'Europa sarebbero stati discussi a livello istituzionale, ma così non è stato. Migranti e Ong sono diventati nemici e vengono descritti come delinquenti perché salvano vite umane, mentre i veri delinquenti vengono descritti come esempi di legalità.

Così, oggi, il nuovo nemico è diventata la nave della Ong Lifeline a causa del Paese dove è registrata. "Ho chiesto alla Guardia Costiera di avviare un'inchiesta di bandiera, dato che il governo olandese ci ha comunicato di non riconoscere la nazionalità della Lifeline. Continueremo a tenervi aggiornati", scrive Danilo Toninelli, il ministro dei Trasporti a 5 Stelle, per dimostrare che adesso il vento è cambiato.

Lo stesso suo collega, Luigi Di Maio - vice presidente del Consiglio, due volte ministro e capo politico del Movimento 5 Stelle - ribadisce il concetto: "Come mai una nave Ong dice di battere bandiera olandese e all'Olanda non risulta? Cosa c'è che non va? Chi fa salvataggi legalmente e chi no? Danilo Toninelli sta avviando un'indagine. Le regole prima di tutto! Grazie Danilo."

Adesso, il geniale Di Maio, profeta del nuovo, ci ha fatto sapere che esistono pure i "salvataggi legali". Ci voleva il governo del cambiamento per farci apprendere l'esistenza di questa nuova formula per il soccorso in mare.

Una legalità, tra l'altro, riconosciuta, nelle parole del ministro Toninelli, che "la nave Ong Lifeline sta agendo in acque libiche fuori da ogni regola, fuori dal diritto internazionale. Hanno imbarcato circa 250 naufraghi senza avere i mezzi tecnici per poter garantire l'incolumità degli stessi naufraghi e dell'equipaggio. Non stanno collaborando con la guardia costiera Libica che, dalle prime informazioni acquisite, stava intervenendo per salvare i migranti e riportarli su suolo libico. Operazione di sua stretta competenza, trattandosi di eventi accaduti in mare libico."

Naturalmente, come assicura lo stesso Toninelli, "non abbiamo nulla contro le ONG ma siamo e continuiamo ad essere per il rispetto della legalità. Soprattutto quando si parla di vite umane."

 

E allora, è utile ricordare al ministro Toninelli, visto che a lui interessano le vite umane, con quale livello di legalità, a cui lui tiene tanto, opera la Guardia Costiera libica.


Per farlo, ecco il testo di un'interpellanza parlamentare rivolta nella scorsa legislatura al ministro dell'Interno Minniti.

Il 15 marzo 2018, da quanto si è appreso dalla stampa, la nave Open Arms, della Ong catalana ProActiva, è stata oggetto di gravissime minacce da parte della guardia costiera libica nel corso di un evento di «Search & rescue» (Sar) in mare a 73 miglia dalla costa libica;

la nave spagnola, dopo aver risposto a una segnalazione di distress di un'imbarcazione in acque internazionali da parte del Centro nazionale di coordinamento del soccorso marittimo (Italian Maritime Rescue Coordination - IMRCC) di Roma, inizia le operazioni di soccorso, salvando decine di persone;

successivamente riceve un'altra richiesta di intervento ma, in fase di avvio delle operazioni, arriva lo stop da parte dell'IMRCC di Roma, essendo già intervenute le motovedette libiche per riportare le persone in Libia;

subito dopo arriva una terza richiesta da Roma per una imbarcazione in pericolo (distress) in acque internazionali e partono le operazioni di recupero di Open Arms;

nel corso delle operazioni l'IMRCC di Roma informa Open Arms che il coordinamento del Sar deve passare alla Libia. Mentre i volontari eseguono il recupero, gli uomini della guardia costiera libica, armati, li minacciano, come testimoniato da un video, per quasi due ore fino a quando consentono alla Open Arms di portare in salvo i naufraghi;

nella fase successiva l'imbarcazione spagnola attende istruzioni da Roma sul luogo dove sbarcare le 218 persone salvate, tra i quali una madre con la figlia neonata, in gravissime condizioni, che viene poi affidata alle autorità di Malta;

in seguito alla richiesta ufficiale del governo spagnolo a quello italiano, arriva da parte delle autorità italiane l'assegnazione del porto di Pozzallo, dove l'imbarcazione giunge il sabato 17 marzo mattina;

a Pozzallo, la nave viene sottoposta a sequestro preventivo; la procura di Catania ipotizza il reato di associazione a delinquere per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina a carico di tre persone della Ong;

si fa presente che non essendo stata legittimata a livello internazionale un'area di Sar libica dall’International Maritime Organisation, la vicenda si è svolta in acque internazionali all'interno di una zona Sar di competenza dell'IMRCC di Roma, che per primo è intervenuto e che ha la responsabilità di attivarsi e condurre le barche in un porto sicuro, come sottolineato dall'associazione per gli Studi giuridici sull'immigrazione (Asgi);

il salvataggio, con rinvio in Libia dei migranti, parrebbe, secondo l'interpellante, violare le convenzioni internazionali perché nessun porto libico può attualmente essere considerato «luogo sicuro» ai sensi della Convenzione per la ricerca e il soccorso in mare del 1979 e le norme in materia di soccorso impongono il rispetto degli obblighi internazionali in materia di rifugiati, tra i quali il «non respingimento»;

nessuna delle condizioni richieste dal diritto internazionale e marittimo in materia di asilo può essere soddisfatta in Libia tanto che, i rifugiati – come attestato dall'UNHCR – sono reclusi in centri di detenzione, in condizioni disumane;

il centro di coordinamento dei soccorsi di Tripoli, con cui comunica l'IMRCC di Roma nelle operazioni Search & rescue, sarebbe oggetto dell'accordo tra il governo libico e quello italiano del febbraio 2017 e attualmente – si apprende dalla stampa – il cui personale si troverebbe a bordo della nave Tremiti della Marina italiana, nel porto di Tripoli;

la motovedetta libica – 648 Ras Jadir – coinvolta del terzo evento di Sar, sembra essere la stessa ritratta il 15 maggio 2017 a Tripoli, durante la conferenza stampa per la riconsegna delle imbarcazioni, rimesse a nuovo, da parte del governo italiano a quello libico;

l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), come dichiarato dal suo rappresentante in Libia, è presente insieme all'Organizzazione internazionale per le migrazioni, in dodici punti sulla costa dove vengono sbarcati i migranti dalla Guardia costiera libica; si tratta di migranti poi registrati dalle due organizzazioni per individuare i potenziali rifugiati, per poi essere affidati al Dipartimento per il contrasto all'immigrazione irregolare libico che procede a smistarli nei centri di detenzione –:

quali iniziative si intendano intraprendere nei confronti del governo libico di fronte alle gravi minacce rivolte alla Ong spagnola nell'ambito di un evento di Sar sotto la responsabilità italiana;

su quali basi di diritto marittimo internazionale siano state date dall'IMRCC di Roma indicazioni alla Open Arms sull'assunzione del coordinamento da parte dei libici e se corrisponda al vero che i soccorritori della Ong spagnola siano stati sollecitati da Roma a trasferire i profughi già salvati sulla motovedetta libica per il successivo approdo in Libia;

quali siano gli accordi tra il governo italiano e quello libico in merito al supporto di cui si parla nel memorandum del febbraio 2017, all'articolo 1 e se e come sia coinvolto personale italiano nella gestione dei centro di coordinamento di soccorso libico a Tripoli;

di quali elementi disponga circa il numero delle persone intercettate dalla Guardia costiera libica nel secondo evento di SAR; circa il porto della costa libica nel quale siano approdate e circa il numero di coloro che abbiano incontrato gli operatori dell'UNHCR e dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni e siano stati ritenuti bisognosi di protezione internazionale; in quale centro di detenzione siano stati trasferiti.

(2-00007) «Magi».


E per capire come la Guardia Costiera libica applica il diritto internazionale che il ministro della legalità a 5 Stelle invoca, ecco un servizio di RaiNews24 con cui, magari, potrà rinfrescarsi la memoria.