Il Corriere pubblica un'intervista in esclusiva a Enrico Letta. L'ex premier, defenestrato da Renzi e Napolitano, è  andato in esilio volontario all'estero dimettendosi, per il momento, dalla politica attiva ma non rinunciando alla tessera del Partito Democratico, nonostante tutto.

L'intervista affronta temi di politica estera, in relazione al problema migranti e a quello della Libia, e di politica interna, dove Letta parla delle scelte di Renzi, dicendosi preoccupato sia della situazione economica che di quella interna al partito.
L'origine democristiana di Letta e gli insegnamenti dello zio non gli consentono di pronunciare frasi ad effetto, ma proprio considerando la sua innata prudenza certe dichiarazioni possono essere considerate  significative.

Su Renzi e i rapporti con l'Europa in relazione al problema migranti.
«La leadership anche su questo tema se l’è presa la Merkel, quando invece tocca all’Italia indicare una soluzione europea. Dobbiamo stare attenti, perché se risolviamo il problema balcanico a scapito della rotta mediterranea, rischiamo di riaprire la rotta libica: un disastro per l’Italia. Non risolvere il problema europeo e riportarlo solo all’Italia rischia di essere l’effetto collaterale di questo Consiglio Ue, che si limita a mettere il lucchetto alla rotta balcanica».

Su Renzi e le sue scelte politiche.
«... Vedo che purtroppo l’economia europea e italiana si sono fermate. Serve un'operazione verità. Le difficoltà vanno spiegate, non coperte».

Su Renzi e i rapporti con la minoranza del Partito Democratico.
«Guardo da lontano, con preoccupazione e partecipazione emotiva a questa crisi di valori, di comportamenti e di prospettive. [...] Spero prevalga la voglia di ognuno di salvare l’Ulivo e il Partito democratico, che sono la più grande novità positiva della politica italiana degli ultimi venti anni. [...] Il rischio di una crisi insanabile dovrebbe portare tutti a essere più responsabili, a partire da chi ha l’onore della guida e che ha dunque una responsabilità in più. [...] Mi aspetto che chi guida si assuma l’onere della inclusione e non l’onere del cacciare un pezzo di Pd».

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