La domanda che ci si dovrebbe fare è perché? Qual è lo scopo? La Germania ospita centinaia di migliaia di turchi che adesso, alla seconda generazione, sono cittadini tedeschi pienamente integrati. Cittadini che mantengono relazioni con i propri parenti in Turchia. Questa relazione ha aperto un canale anche per il turismo tedesco che alimenta un flusso di turisti importanti verso la Turchia.

Lo scorso anno l'Europa, ma solo perché la Merkel ha dato il proprio placet, ha concesso 6 miliardi di euro alla Turcha per allestire campi profughi ed ospitare i profughi siriani con lo scopo di fermarne il flusso verso altri paesi europei.

Questi sono solo alcuni banalissimi elementi, tra i più evidenti, che rendono apparentemente incomprensibile il motivo di una crisi tra Germania e Turchia, ufficializzata dalle scelte e dalle dichiarazioni di Erdogan.

Il 16 aprile in Turchia si celebrerà il referendum con cui Erdogan cercherà di cambiare la costituzione per trasformare la Turchia in una repubblica presidenziale, senza però alcun contrappeso che possa controbilanciare il potere del presidente.

In pratica, Erdogan ufficializzerà la sua dittatura sul paese, eliminando gli ultimi fastidi burocratici che solo formalmente ne limitano le decisioni. Il voto a favore della modifica è scontato, ma Erdogan non vuole lasciare nulla al caso. Pertanto anche i turchi all'estero devono essere convinti e devono appoggiare la riforma. Per questo, ministri del suo governo sono stati inviati nei paesi europei dove la presenza di turchi è significativa per organizzare comizi e convincerli ad appoggiare la riforma.

Però, a quei ministri alcuni paesi europei hanno vietato l'ingresso per motivi di sicurezza e ordine pubblico. Tra questi l'Olanda e la Germania. La Germania, inoltre, ha permesso lo svolgimento di una manifestazione di curdi contro il referendum. Manifestazione in cui hanno sventolato "addirittura" bandiere del PKK, partito politico che Erdogan etichetta come terrorista.

Da qui le ritorsioni di Erdogan che, in base alla sua logica, ha affermato che la Germania supporta il terrorismo. E tanto per non farsi mancar nulla ha dato della nazista alla Merkel e ha fatto incarcerare un giornalista tedesco di origini turche della Die Welt, affermando che sarebbe un terrorista e che come tale sarà processato.

Arrivare a questo livello di conflittualità con la Germania, per Erdogan significa considerare l'Europa del tutto irrilevante per la Turchia e la sua economia.

È difficile, se non impossibile capire le strategie di Erdogan che in poche settimane ha deciso di combattere l'Isis con cui prima faceva affari e si è poi alleato con la Russia, dopo averne abbattuto un aereo che minacciava di danneggiare i rapporti tra Turchia e Stato islamico.

Difficile capire se Erdogan segua o meno un disegno, una strategia... Quello che è evidente è che il modello di stato laico di Mustafa Kemal Atatürk è ormai tramontato e la Turchia si sta trasformando in uno stato dove l'Islam è, sempre di più, elemento unificante e distintivo anche nella politica estera del paese.

Immaginare quindi che Erdogan abbia l'intenzione di ricreare un nuovo "impero ottomano", approfittando della progressiva disgregazione dei movimenti etsremistici, è forse più che una supposizione.