In tv, a Di Martedì, Matteo Renzi dava dei truffatori ai 5 Stelle per la vicenda delle donazioni che aveva coinvolto alcuni parlamentari pentastellati. Evidentemente, nonostante abbia ripetutamente cercato di dimostrare di essere un buon cattolico, il segretario del Pd deve essersi completamente dimenticato del vangelo di Luca, visto che guarda la pagliuzza che è nell'occhio dei grillini, e non si accorge della trave piantata in quello del Pd.

E come ci fanno sapere alcuni siti di informazione, a ricordare a Renzi dell'esistenza di quella trave stanno provvedendo molti dirigenti del suo partito che, pubblicamente, hanno deciso di denunciare il proprio disaccordo per le scelte del suo segretario, prendendone decisamente le distanze.

Così, a Napoli la segretaria dei giovani democratici si è dimessa dopo il caso rifiuti che ha coinvolto il figlio del presidente Pd della regione Campania, Vincenzo De Luca. In Puglia, la fronda anti Renzi è guidata da Emiliano e va avanti da tempo. In Sicilia hanno addirittura creato un movimento per opporsi al "controllore" dell'isola imposto da Renzi, Davide Faraone.

E quella che ormai è sempre più identificabile come una vera e propria protesta contro Renzi, riguarda non solo la gestione del partito, ma anche la composizione delle liste per le prossime politiche, tanto che a denunciare epurazioni di oppositori e candidature di impresentabili non sono più solo gli avversari politici, ma gli stessi iscritti al partito!

A far rumore è stato l'abbandono di Francesca Scarpato, segretaria dei giovani del Pd di Napoli, in passato pesantemente attaccata sui social per il suo attivismo a favore dei democratici. Per tale motivo, le sue dichiarazioni non potevano essere ignorate: «Ci siamo stancati - ha detto - di prendere schiaffi per strada appena spunta fuori che siamo del Pd. Abbiamo creduto nella rottamazione di un modo di pensare e di intendere il partito. E invece ci ritroviamo a parlare di clientele, di micronotabilato, di capibastone. ... Non posso più avallare logiche che definirei ai limiti del banditismo.»

Ma è solo nel sud che il Pd ha problemi con la base? Non sembrerebbe, in base a quanto riporta l'Ansa questo mercoledì informandoci di una spaccatura nel Pd altoatesino,con 14 esponenti della minoranza che hanno annunciato la loro uscita dal partito.

Lo hanno annunciato in una conferenza stampa in cui è stata criticata la "candidatura imposta dall'alto" di Gianclaudio Bressa e Maria Elena Boschi nel collegio Bolzano-Bassa Atesina.

Anche in questo caso si critica il metodo con cui il partito viene guidato: «Sono venuti meno i principi del confronto e del cambiamento per i quali all'epoca ho aderito al Pd», ha detto Mauro Randi, consigliere al Comune di Bolzano.

Quello che va in scena in questi giorni potrebbe essere l'antipasto delle proteste che seguiranno nel caso in cui il risultato elettorale del Partito Democratico confermasse le fosche previsioni anticipate dagli ultimi sondaggi che davano il partito di Renzi in una forchetta tra il 22 e il 24 percento, soglia che l'attuale segretario aveva rinfacciato a Bersani come la prova di una sconfitta alle elezioni del 2013.

Che cosa accadrà nel Pd dopo il voto si potrà intuire già dal 5 marzo. Quello che però è già chiaro fin da adesso è che l'arrogante leggerezza del bullo di Pontassieve, malato di protagonismo e di potere, ha ormai finito di incantare, tanto che la simpatia che provocava in passato, adesso, ogni volta che Matteo Renzi compare in pubblico, si è trasformata in vera e propria irritazione nei suoi confronti, prima ancora del partito che rappresenta.