Le alternative che si presentavano ai soci del "leprotto" Italo erano due: quotarsi in borsa o vendere ad un investitore. Dopo averlo fatto nascere ed averlo fatto crescere non senza qualche difficoltà, il leprotto, che già adesso sarebbe più corretto chiamarlo lepre, doveva generare utili.

Le strade per i soci, come illustrato sopra, erano due. Mentre si apprestavano alla quotazione in borsa, è arrivato lo "zio" d'America sotto le spoglie della Global Infrastructure Partners III, investitore internazionale specializzato in infrastrutture che - fondato nel 2006 - nel 2016 gestiva un portafoglio di circa 40 miliardi di dollari.

I soci di Italo, pertanto, hanno diramato un comunicato in cui è stato annunciato un CdA che procederà ad accettare l'offerta e a ritirare la domanda di ammissione alla quotazione delle azioni della Società depositata presso Borsa Italiana.

Ma quali sono questi soci e quali sono le loro quote?

Il 18,81% di Italo appartiene a Intesa Sanpaolo, il 17,14% a Diego Della Valle, socio fondatore, tramite MDP Holding Due e FA.DEL., il 14,31% a Generali Financial Holdings tramite ALLEGRO, il 12,71% a Luca Cordero di Montezemolo, socio fondatore, personalmente e tramite MDP Holding Uno e MDP Holding Quattro, il 12,59% a Peninsula Capital tramite PII1, il 7,85% a Gianni POunzo, soicio fondatore, tramite MDP Holding Tre, il 5,83% a Flavio Cattaneo personalmente e tramite PARTIND e PARTIND DUE, il 5,72% a Isabella Seragnoli tramite Mais, il 4,77% ad Alberto Bombassei tramite NUOVA FOURB ed il rimanente 0.27% ad azionisti minori.

1,940 miliardi di euro è il prezzo pagato da GIP III, secondo quanto dichiarato da Italo in un suo comunicato, e riguarda il 100% del capitale sociale. Inoltre, è previsto che gli attuali azionisti incassino il dividendo di 30 milioni di euro deliberato dall’assemblea della società il 19 gennaio scorso e che la società sostenga anche le spese relative al processo di quotazione che è stato interrotto fino ad un massimo di 10 milioni di euro. Quindi, il controvalore complessivo dell’operazione arriva 1,980 miliardi.

Gli attuali soci, inoltre, potranno reinvestire fino ad un massimo del 25% dei proventi derivanti dalla vendita alle stesse condizioni di acquisto da parte di GIP.