Lunedì, l'aumento del rendimento dei titoli di Stato Usa, che ha visto il bond a 10 anni salire al 2,885% a causa dei dati sull'aumento dei salari cresciuti al tasso più rapido dal 2009, ha fatto scattare l'allarme per un conseguente aumento dell'inflazione ed un possibile incremento dei tassi d'interesse.

Quindi, con la preoccupazione che la quotazione dei titoli ne avrebbe risentito, sono stati in molti a ritenere necessario disinvestire all'istante gli acquisti nel mercato azionario e portare a casa i guadagni finora accumulati, in modo che da virtuali diventassero anche reali.

Conseguenza? Il crollo di tutti i principali indici azionari Usa con il Dow Jones che ha perso il 4,6%, anche se un'ora prima della chiusura era crollato di ben oltre il 6%.

Nel mondo globalizzato, gli altri mercati non potevano non tener conto di quanto è accaduto negli Stati Uniti, quindi, anche i mercati azionari dell'area Asia-Pacifico (i primi ad aprire e chiudere) hanno registrato dei risultati negativi collegati al timore di una ripresa dell'inflazione.

Così, la borsa di Tokyo ha chiuso in calo del 4,7%, dopo che ieri aveva perso il 2,55%. Sulla stessa linea quella di Shangai (-3,4%) e Hong Kong (-4,55%). Risultati simili sono stati registrati anche a Taiwan, Sidney e Mumbai.

Secondo gli analisti, mentre gli investitori finora avevano scommesso su una fase di espansione economica, con profitti in crescita e inflazione stabile, adesso il "clima" sembra essere mutato.

Anche le borse europee, compresa quella italiana, non potevano non risentire di questo andamento. Pertanto, in mattinata, risultano tutte in territorio ampiamente negativo con gli investitori incerti sul da farsi, perché considerano reale il rischio che una ripresa dell'inflazione possa spingere la Bce a modificare la politica monetaria più rapidamente rispetto al previsto, abbandonando gli stimoli che finora sono stati di sostegno anche ai mercati.

Una situazione che per l'Italia non potrebbe non avere ripercussioni sull'intera economia considerando la debolezza dei propri titoli di Stato, dovuta all'incapacità dei governi che si sono succeduti in questi anni alla guida del Paese che non sono stati in grado di contenere e ridurne il pesante debito pubblico.