Prima ci si è messo il vicepresidente della Camera, il pentastellato Luigi Di Maio, ad ipotizzare che la traversata dei migranti del Mediterraneo fosse organizzata con la connivenza delle (od alcune) istituzioni italiane in concorso con i trafficanti libici, insieme a quella delle ONG definite Taxi del Mediterraneo.

Poi è stata la volta del Procuratore di Catania che ha dichiarato di avere le prove di contatti tra trafficanti ed ONG, dichiarando che alcune di queste non operano in piena trasparenza.

Per quanto riguarda le precisazioni e le intenzioni delle affermazioni di Luigi Di Maio, da molti definite "elettorali", a chi interessa può consultare l'immancabile post su facebook.

Ma soprattutto sono state le dichiarazioni del procuratore di Catania a non piacere ad alcune ONG che hanno voluto puntualizzare la loro posizione.

Di seguito il comunicato inviato da Save the Children sulla missione di soccorso nel Mediterraneo, organizzato con l'ausilio della Vos Hestia, che opera in acque internazionali e in coordinamento con la Guardia Costiera.

Save the Children, tiene a precisare che la propria unità non è mai entrata in acque libiche. Il Procuratore di Catania conferma la correttezza dell’operato dell’Organizzazione, apprezzato anche da alcuni membri della Commissione Difesa del Senato.

Il 2016 è stato l’anno in cui nel Mar Mediterraneo si è registrato il più alto numero di morti in mare, oltre 5.000 e il 2017 potrebbe essere peggiore. Sono già 962 (secondo la OIM, Organizzazione Internazionale per la Migrazione) le persone che hanno perso la vita dall’inizio dell’anno e per questo motivo è necessario continuare le operazioni di ricerca e salvataggio in mare, fino a quando non verranno introdotto vie alternative e sicure per consentire ai migranti di raggiungere l’Europa.

«La missione di Save the Children è quella di salvare i bambini e non possiamo rimanere a guardare mentre affogano nel tentativo di scappare dalla violenza, dalle persecuzioni e dalla povertà estrema. Per questo motivo dal 2016, con la nave Vos Hestia, abbiamo deciso di partecipare alle missioni di ricerca e salvataggio: salviamo le persone dal rischio di annegare e proteggiamo i bambini che sono i più vulnerabili, quando salgono a bordo della nostra nave», afferma Valerio Neri, Direttore Generale dell’Organizzazione dedicata dal 1919 a salvare i bambini in pericolo e a promuoverne i diritti.

«Le operazioni della nave di Save the Children avvengono sotto il coordinamento della Guardia Costiera italiana, ed respingiamo con forza ogni accusa della più minima connessione con i trafficanti. La Vos Hestia opera solo in acque internazionali e non è mai entrata in acque libiche - continua Valerio Neri. - Nei giorni scorsi il Procuratore di Catania che sta indagando sulle operazioni delle ONG ha chiaramente specificato che Save the Children non è tra le organizzazioni il cui operato desti sospetti e preoccupazione. La stessa posizione è stata espressa pubblicamente da alcuni membri della Commissione Difesa del Senato che stanno svolgendo un’indagine conoscitiva sullo stesso tema e che nei giorni scorsi, dopo aver avuto modo di ascoltare anche Save the Children, hanno dimostrato apprezzamento per l’attività dell’organizzazione».

La Vos Hestia è l’unica nave tra quelle presenti nel Mediterraneo nelle operazioni di ricerca e salvataggio, a dedicare particolari interventi di protezione nei confronti dei bambini e dei minori non accompagnati che rischiano la vita durante il loro viaggio. Il lavoro di Save the Children per supportare in particolare i minori migranti non avviene solo attraverso le operazioni di salvataggio in mare: Save the Children supporta interventi di cooperazione allo sviluppo nei loro paesi di origine, con particolare attenzione ai bambini che sono i più vulnerabili e che spesso intraprendono da soli il viaggio verso l’Europa, esponendosi a gravissimi rischi, violenze e spesso abusi e sfruttamento. I minori non accompagnati, nel solo 2016, rappresentavano infatti circa il 90% di quelli arrivati in Italia e l’intervento dell’Organizzazione continua dopo il salvataggio attraverso il supporto dato dai team di protezione dei minori sugli sbarchi in frontiera Sud, fino alle attività dei tre centri diurni Civico Zero a Roma, Milano e Torino e al supporto alla frontiera Nord del paese.

«Se gli sforzi di ricerca e salvataggio in mare venissero interrotti, non diminuirebbe il numero dei migranti che cercano di raggiungere l’Europa, perché non cesserebbero i motivi che spingono uomini, donne e bambini a rischiare la vita in mare pur di non morire nei loro paesi di origine o in Libia, né cambierebbe l’approccio disumano dei trafficanti senza scrupoli. Unica conseguenza sarebbe l’aumento del numero di morti in mare. La presenza di navi che operano per la ricerca e salvataggio in mare non rappresenta un fattore di attrazione, ma semplicemente un modo per consentire ad un numero maggiore di persone di sopravvivere», conclude Valerio Neri.