La musica si evolve nel corso degli anni, pesantemente influenzata dalle mode del momento. Nel tempo hanno visto il loro sviluppo sempre nuovi generi, caratterizzati da peculiari sonorità e diversi ritmi; eppure, vi sono persone di precedenti generazioni che manifestano una particolare nostalgia nei confronti degli stili musicali passati , disprezzando e ripudiando le tendenze attuali. Ecco che qui entra in gioco la Vaporwave: quest’ultima nasce come corrente artistica ed estetica piuttosto che come genere musicale. Viene rappresentata da illustrazioni grafiche raffiguranti soprattutto imponenti statue di notorietà globale (David di Michelangelo situata a Firenze, tanto per citarne una), su uno sfondo pieno di colori caldi e freddi sotto varie sfumature dal tocco un po’ “retrò”(anni ’80 e ’90). Ma non è finita qui: troviamo anche immagini di computer abbastanza antiquati, console di gioco come i vecchi Game Boy usciti, automobili d’epoca,  i primi telefoni messi in commercio o l’iniziale schermata di Paint (famoso programma di disegno), tutte sempre circondati dal medesimo scenario. Col passare degli anni questo movimento ha creato anche una propria identità “armonica”: le strumentali richiamano ampiamente le melodie e le acustiche tipiche di circa venti/trent’anni fa, così come le ambientazioni video.   

 

Esiste anche un metodo per convertire un brano moderno rendendolo Vaporwave, vale a dire riducendogli l’altezza e il tempo, aggiungendoci  un pizzico di riverbero: in questo modo la traccia risulterà, in un certo senso “eterea” e ascoltarla dovrebbe trasmettere una sensazione di spensieratezza, calma e, se vogliamo, ebbrezza; i video su YouTube di questi pezzi contengono sequenze ripetute provenienti da scene di cartoni animati o manga. Vi sono vari software in grado di eseguire questo procedimento, ma il più comodo è Audacity, in quanto semplice e gratuito.                                                                                                                                

Una musica indipendente che infonde, dunque, una percezione tranquilla ma, da un determinato punto di vista, anche malinconica, che vuole distaccarsi dalla realtà odierna cercando rifugio nel “magico” mondo antecedente, ribellandosi quindi ai canoni di oggi. Una brezza fresca e leggera in un mondo frenetico e inquinato, ecco come si può definire la Vaporwave. Una valvola di sfogo.                                                                                              

Un microgenere della Vaporwave è la Chillwave, che segue più o meno la stessa linea del “padrone”.                                                                                                                                   

Un’altra versione simile a quella sopra riportata, per molteplici aspetti, è la Lo-Fi, il cui nome completo è “Low-Fidelity”, ovvero “musica a bassa fedeltà”. È chiamata in questo modo a causa della misera presenza di strumenti, infatti si compone di una base semplice e “povera”, seguita solo da pochissimi motivetti realizzati specialmente al pianoforte e poco altro(talvolta, ma raramente, ci sono anche brevi campionamenti vocali). Una canzone Lo-Fi può addirittura essere prodotta utilizzando anche degli oggetti, purché producano un certo tipo di sonorità.                                                                                         

La classica struttura del beat ricorda quella del rap/hiphop, escludendo la lentezza e la cadenza sempre regolare (non cambia mai, mantiene costantemente lo stesso ritmo). La maggior parte delle melodie sono tristi e riflessive: sono brani alquanto corti che, spesso, vengono riprodotti durante lo studio o per rimuginare sconsolatamente dinanzi a rimorsi, sbagli, pentimenti. Fedele alla tecnica artistica della Vaporwave a livello “iconografico”, la Lo-Fi deriva precisamente dall’indie-rock (entrambe predisposte al fai-da-te: i pezzi vengono autoprodotti senza appoggiarsi a degli studi di registrazione).   

La Vaporwave e la Lo-Fi, quindi, sono due generi molto legati ai sentimenti e alle emozioni umane. Non sono ancora conosciuti e apprezzati da tutta la massa, ma nel recente decennio hanno saputo mettersi in mostra dignitosamente.