Il 20 giugno 2025 il Consiglio dei Ministri ha approvato il nuovo Piano di Azione Nazionale per il Miglioramento della Qualità dell’Aria, un provvedimento che non nasce per virtù ma per necessità. L’Italia, da anni inadempiente rispetto alle direttive europee sulla qualità dell’aria, cerca con questo documento di evitare ulteriori condanne e sanzioni milionarie da parte della Corte di Giustizia dell’UE.

Il Piano sarà pubblicato nelle prossime settimane in Gazzetta Ufficiale e rappresenta una risposta obbligata alle procedure d’infrazione europee e alle sentenze già emesse, che certificano come in molte aree del Paese i limiti di legge per PM10, NO₂ e PM2,5 vengano superati in modo sistematico e continuativo, con gravi rischi per la salute pubblica.

 
Le infrazioni europee: un conto che si fa sempre più salato
Tre sono le procedure principali aperte contro l’Italia:

  • PM10 (polveri sottili): condanna nella causa 644/18 per violazione sistematica dei limiti giornalieri e annuali. L’Italia rischia ora sanzioni economiche pesantissime nell’ambito della messa in mora ex art. 260 TFUE.
  • NO₂ (biossido di azoto): condanna nella causa 573/19 per superamento continuo dei limiti annuali.
  • PM2,5: procedura di infrazione ancora in corso (2020/2299), con l’Italia già messa in mora ex art. 258 TFUE.

Il quadro è aggravato dai dati rilevati nel 2025 da Kyoto Club e Clean Cities Campaign, in collaborazione con ISDE (Associazione Italiana Medici per l’Ambiente), secondo cui 19 delle 27 città monitorate hanno già superato i limiti annui nei primi cinque mesi dell’anno. Questo, in piena vigenza della nuova Direttiva europea 2881/2024, più stringente della precedente.

 
Il Decreto 121/2023 e lo stop ai diesel Euro 5
Il Decreto n. 121 del 2023, che prevede lo stop alla circolazione dei diesel Euro 5 dal 1° ottobre 2025 al 15 aprile 2026 nei Comuni con oltre 30mila abitanti in Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna, nasce proprio per dare esecuzione alle sentenze europee. Alcune Regioni hanno chiesto di rinviare il divieto, ma il nuovo Piano non potrà essere usato come scusa: le sue misure, seppur significative, non produrranno effetti immediati paragonabili a quelli di un blocco alla circolazione.

 
Un Piano ambizioso, ma senza illusioni
“Ambizioso ma realistico”: così il Ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto ha definito il Piano. Con una dotazione finanziaria totale di 2,4 miliardi di euro (1,7 dei quali messi dal suo Ministero), il documento è costruito su cinque aree di intervento (una trasversale, tre tematiche e una complementare), ciascuna articolata in misure operative precise.

Il Piano introduce anche un sistema di monitoraggio strutturato e una governance multilivello tra Stato, Regioni e Comuni. Ma anche qui, senza illusioni: la vera sfida sarà nell’attuazione, nei tempi e nella capacità di verifica.

 
Le principali misure del Piano

1. Misure trasversali

  • Campagne di informazione pubblica sulla qualità dell’aria e i comportamenti individuali responsabili [10 milioni].
  • Potenziamento dei controlli sulle misure regionali nei territori sotto procedura di infrazione [50 milioni].
  • Accordi regionali vincolanti per la qualità dell’aria [100 milioni].
  • Ricerca applicata nei settori salute-ambiente-clima [66 milioni].

2. Agricoltura

  • Divieto di uso dell’urea.
  • Promozione di tecnologie a basso impatto (inibitori della nitrificazione, concimazione a rateo variabile, gestione innovativa degli sfalci e digestato).
  • Finanziamenti specifici per l’ammodernamento delle attrezzature agricole [75 milioni].

3. Mobilità

  • Mobilità sostenibile nei Comuni medio-grandi in aree in infrazione [300 milioni].
  • Ferrobonus potenziato per il trasporto merci su rotaia [60 milioni].
  • Rinnovo parco veicolare commerciale in conto terzi [35 milioni].
  • Cold ironing nei porti, con agevolazioni tariffarie per l’elettrificazione delle banchine [570 milioni stimati, senza costi per la finanza pubblica].
  • Corsie bus e piste ciclabili in Comuni oltre i 50mila abitanti [20 milioni].
  • Rinnovo flotta autobus TPL con veicoli elettrici o a idrogeno [200 milioni].
  • Incentivi per veicoli elettrici privati e commerciali leggeri [350 milioni].
  • Mobilità sostenibile per capoluoghi e città metropolitane [500 milioni].

4. Riscaldamento civile

  • Norme per la riduzione delle emissioni da biomassa legnosa.
  • Protocolli con le Regioni per favorire buone pratiche.
  • Incentivi per sostituire impianti obsoleti [100 milioni].

5. Misure complementari già in corso

Molti degli interventi sono integrati da fondi PNRR, PSMS, PNC e altri, come:

  1. Rinnovo flotte bus, treni e navi verdi.
  2. Cold ironing già finanziato.
  3. Parco Agrisolare e innovazione in agricoltura.

 
Serve rigore, non annunci
Il Piano c’è, ma non basterà da solo. Gli obblighi europei sono chiari e le sanzioni non verranno scongiurate con le buone intenzioni. L’efficacia delle misure dipenderà da quanto rapidamente e seriamente saranno implementate. Intanto, i cittadini continuano a respirare aria fuori legge in troppe città italiane. E la scadenza dello stop ai diesel Euro 5 incombe, con pochi margini di rinvio.

Per troppo tempo si è giocato a rimandare. Ora il tempo è scaduto.