Ricordate la pubblicità del Governo di qualche settimana fa che annunciava, alquanto ambiguamente, la possibilità per un dipendente di potersi licenziare con un click?

Dopo aver fatto trascorrere un necessario periodo di rodaggio, adesso sembra chiaro che tanto semplice e funzionale questa nuova modalità annunciata dal governo Renzi  non lo è, con il risultato paradossale che il mercato del lavoro italiano è diventato sia poco accessibile per entrarvi, a causa del calo delle assunzioni, ma anche molto complicato per chi, volontariamente, ne volesse uscire.

La nuova procedura pensata per eliminare il problema delle lettere di licenziamento fatte firmare, soprattutto ai lavoratori dipendenti di genere femminile, al momento dell'assunzione è entrata in vigore il 12 marzo e prevede il supporto informatico di un sito web tramite cui effettuare la procedura per licenziarsi.

I lavoratori che desiderano licenziarsi possono accedere al sito web autonomamente oppure tramite il supporto di enti abilitati. Alla prova dei fatti, però, un po' a causa delle difficoltà di essere riconosciuti come lavoratori assunti anche dopo aver ricevuto il cosiddetto pin dall'Inps, un po' a causa del malfunzionamento del sito stesso, un po' a causa delle difficoltà burocratiche  con le direzioni territoriali preposte  non in grado di dare sufficienti chiarimenti sulle modalità operative, la procedura ha dimostrato di essere complicata e poco funzionale, con la possibilità di dover pure esser fonte di un aumento di costi ingiustificati sia per le  aziende che per le imprese.

Infatti, le dimissioni, al di fuori della nuova procedura informatica, si configurerebbero come licenziamento per giusta causa, costringendo le imprese a pagare un ticket di uscita e lo stato un indennità biennale di disoccupazione. Insomma, l'ennesimo pasticcio targato Renzi.