Questa l'intervista di Giuseppe Conte pubblicata questo giovedì su La Stampa:

Presidente Giuseppe Conte, giusto o sbagliato mandare armi in Ucraina?
«È stato giusto offrire aiuti anche militari per esercitare la legittima difesa. Diversamente avremmo abbandonato la popolazione ucraina a se stessa e alla sopraffazione di una aggressione militare del tutto ingiustificata».
Ora daranno del guerrafondaio anche a lei.
«Possiamo uscire dalla polemicuccia quando parliamo di temi così delicati? Sono un pacifista convinto. La decisione di appoggiare l'invio delle armi non è stata presa a cuor leggero e non cambia il fatto che continueremo a lavorare senza sosta per una soluzione diplomatica del conflitto».
Sta dicendo che investire il 2% del Pil in armi è un errore?
«La soglia del 2% è frutto di un impegno preso nel 2014 che non può essere cancellato e che io stesso non ho rinnegato quando ero presidente del Consiglio. Però mi sono impegnato a rivedere i criteri di calcolo in modo da tenere conto anche dei costi politici e immateriali che comportano le nostre missioni all'estero».
Glielo chiedo diversamente. Alla Camera avete votato sì all'aumento delle spese per la Difesa. Avete cambiato idea?
«La questione è un'altra. In un momento come quello attuale di caro-bollette, dopo due anni di pandemia, e con la recessione che si farà sentire sulla pelle di famiglie e imprese, non si capisce per quale motivo le priorità debbano essere le spese militari».
Perché c'è la guerra, per esempio.
«La guerra in corso non deve suggestionarci e farci perdere lucidità: non dobbiamo cedere all'onda emotiva che sembra indurci a difenderci da una imminente aggressione russa. L'urgenza rimane invece proteggere famiglie e imprese dalla crisi».
Scusi se insisto. Ma se si dovesse tornare a votare per un incremento delle spese militari che fareste?
«Non potremmo assecondare un voto che individuasse come prioritario l'incremento delle spese militari a carico del nostro bilancio nazionale. In questo caso il Movimento non potrebbe fare altro che votare contro».
Cadrebbe il governo.
«Ognuno farà le sue scelte. Ma confido che anche il progetto di rafforzamento della difesa europea sia portato avanti con ponderazione, al fine di razionalizzare le spese e non moltiplicarle, e comunque attraverso uno sforzo comune europeo». 

Queste, invece,  le parole di Papa Francesco pronunciate ai partecipanti all'Incontro promosso dal Centro Femminile Italiano:

"È ormai evidente che la buona politica non può venire dalla cultura del potere inteso come dominio e sopraffazione, ma solo da una cultura della cura, cura della persona e della sua dignità e cura della nostra casa comune. Lo prova, purtroppo negativamente, la guerra vergognosa a cui stiamo assistendo.Penso che per quelle di voi che appartengono alla mia generazione sia insopportabile vedere quello che è successo e sta succedendo in Ucraina. Ma purtroppo questo è il frutto della vecchia logica di potere che ancora domina la cosiddetta geopolitica. La storia degli ultimi settant’anni lo dimostra: guerre regionali non sono mai mancate; per questo io ho detto che eravamo nella terza guerra mondiale a pezzetti, un po’ dappertutto; fino ad arrivare a questa, che ha una dimensione maggiore e minaccia il mondo intero. Ma il problema di base è lo stesso: si continua a governare il mondo come uno “scacchiere”, dove i potenti studiano le mosse per estendere il predominio a danno degli altri.La vera risposta dunque non sono altre armi, altre sanzioni. Io mi sono vergognato quando ho letto che non so, un gruppo di Stati si sono impegnati a spendere il due per cento, credo, o il due per mille del Pil nell’acquisto di armi, come risposta a questo che sta succedendo adesso. La pazzia! La vera risposta, come ho detto, non sono altre armi, altre sanzioni, altre alleanze politico-militari, ma un’altra impostazione, un modo diverso di governare il mondo ormai globalizzato – non facendo vedere i denti, come adesso –, un modo diverso di impostare le relazioni internazionali. Il modello della cura è già in atto, grazie a Dio, ma purtroppo è ancora sottomesso a quello del potere economico-tecnocratico-militare".


Come è possibile vedere, Giuseppe Conte e il Papa dicono no ad un incremento della spesa militare. Un bel messaggio, special modo di questi tempi. 

Ma, in special modo di questi tempi, non dovrebbe essere più logico pensare a difenderci? Lo è, ma il modo in cui lo vogliamo fare è del tutto illogico. Ed a classificarlo come tale è lo stesso premier Draghi, il migliore tra i migliori!

È lui che ci ha detto che la spesa militare può essere razionalizzata, pertanto ottenendo di più destinando ad essa le stesse risorse. Come? Facciamo parte di un'alleanza che è organizzata per agire congiuntamente utilizzando risorse militari per la difesa comune, senza dimenticare l'Ue che potrebbe pure costituire un proprio esercito aumentando la capacità di difesa del continente a costi ulteriormente inferiori. Invece, Draghi ci viene a dire che l'Italia aumenterà la spesa per le armi del 2%!

Qualcuno lo ha deciso in un programma di governo? Tutti i partiti che supportano la maggioranza hanno ricevuto dei voti perché tale proposta faceva parte dei loro programmi elettorali? E perché poi i soldi per le spese militari si trovano dall'oggi al domani mentre  quelli per la spesa sociale sono sempre risicati, se non addirittura simbolici? 

Farsi risucchiare nella spirale della guerra, farà sì che si ritengano dovuti provvedimenti che in precedenza nessuno avrebbe avuto neppure il coraggio di ipotizzare. Sta diventando normale ciò che prima non lo era affatto. E  questo non è una buona cosa.