ROMA - (Ernesto Genoni) - Un viaggio per ricordare i fanti di ogni tempo, dai legionari romani fino ai soldati di oggi. E’ soprattutto per me – dice il Capitano Trabucco - una missione di speranza per la PACE tra i popoli. Ma anche un cammino civile, per far luce sulle ferite ancora aperte della nostra Repubblica: il 4 novembre, l’Unità Nazionale, il sacrificio delle Forze Armate, e il giusto riconoscimento alle vittime del dovere.
Tra le ultime tappe, quelle dalla città di West Melton a Castelford e poi da Castelford a Starbeck annoverate tra le ultime tappe delle 76 complessive per raggiungere Newbrough nella Valle di Adriano.
Il Capitano in congedo dell’Esercito Italiano Pasquale Trabucco il 22 aprile scorso, è partito, da Roma dal Mausoleo di Adriano (Castel Sant’Angelo) per un viaggio, come lo chiama lui, a piedi di 75 tappe, ben 2600 km, fino a raggiungere il Vallo di Adriano in Scozia, attraversando Italia, Francia, Inghilterra e la stessa Scozia. L’ultima tappa, nei dintorni di Newbrough nella Valle di Adriano, che era prevista per il 6 luglio ma molto probabilmente anticipata forse al 2 luglio.
“Ho già attraversato l’Italia a piedi, nel 2018, da Predoi (Bolzano), fino a Portopalo (Siracusa). – ci ricorda con la sua energia e simpatia il Capitano Trabucco - 45 tappe, 1700 km, migliaia di chilometri sotto i miei passi. Ma non mi sono fermato.
Una Impresa eroica quella del capitano Trabucco veramente un patriota. Un viaggio per ricordare i fanti di ogni tempo, dai legionari romani fino ai soldati di oggi. Ma anche un cammino civile, per far luce sulle ferite ancora aperte della nostra Repubblica: il 4 novembre, l’Unità Nazionale, il sacrificio delle Forze Armate, e il giusto riconoscimento alle vittime del dovere.
Qualche giorno fa - ci aggiorna il Capitano Trabucco - ho attraversato la città di Leicester con una grande emozione nel cuore. È una città che, in molti modi, ricorda Roma. Poi ho camminato per venti chilometri fino a Nottingham, la città di Robin Hood. La città dello sceriffo… e di chi lo combatteva.
Una volta arrivato, ho percorso altri dieci chilometri all’interno della città. Il tempo non era dei migliori, il cielo grigio, e credo di aver preso troppo freddo , nonostante fossi coperto. Per la prima volta da quando ho iniziato questo viaggio – o forse per la seconda in oltre due mesi – questa sera ho deciso di prendere un aspirina.
Questa mattina durante il cammino, - ci scrive il capitano Trabucco - un mio amico mi ha mandato una canzone: “…che fantastica storia e’ la vita…” un incoraggiamento, un modo per dirmi “resisti”.
È stato un cammino lento, tranquillo, quasi meditativo. La meta è sempre più vicina, ma la strada pesa ogni giorno un po’ di più. Durante il percorso, a Nottingham, ho incontrato una coppia di italiani. Li ho sentiti parlare e li ho fermati: “Siete in vacanza anche voi?” ho chiesto. Mi hanno risposto che abitano lì, nella città di Robin Hood. Un incontro semplice, ma che mi ha lasciato il sorriso. - Sono stato anche al castello. L’esterno è suggestivo, antico, ma l’interno ormai è stato completamente trasformato. Mostre moderne, una “esperienza” virtuale di Robin Hood, ma poco o nulla che racconti davvero il passato.
Fuori, invece, la statua: Robin Hood e i suoi compagni. Frate Tuck, Will Scarlett, Little John… e Lady Marian con la sua ancella – o forse era la governante. - Mi sono fatto una foto davanti a Robin Hood. Una volta mi chiamavano così, i miei amici. Mi chiamavano Robin Hood perché cercavo di difendere i più deboli, come lui. Ora, lì davanti a quella statua, mi chiedo se quel nome mi appartenga ancora. Robin Hood… leggenda? Verità? Non lo so. Ma tutti abbiamo letto la sua storia, e tutti, in fondo, speriamo che un briciolo di verità ci sia. Che sia esistito davvero un uomo pronto a battersi per la giustizia, per chi non ha voce. Per chi non ha forza.
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A fine giornata, ho visitato anche un bellissimo monumento ai soldati della Prima e della Seconda Guerra Mondiale. Si trova lungo un canale, dove oggi alcuni ragazzi facevano canottaggio. C’erano anche tantissimi uccelli: cigni… e quelli che un mio amico fotografo naturalista Mario Battaglia ha identificato come oche del Canada. Da noi in Italia non se ne vedono. Erano tante, eleganti, affascinanti.
E confermo: quella bandiera che ho visto sventolare qualche giorno fa era una bandiera italiana. L’ho potuto verificare oggi, grazie a un confronto con la bandiera irlandese, che è simile ma ha il colore arancio più tendente all’oro. Quella che avevo visto era proprio il tricolore italiano, mosso dal vento. Che emozione! A presto!
Nella foto principale il capitano Trabucco vicino la statua di Robin Hood a Nottingham - Inghilterra