«Cinquant’anni fa, il 1° giugno 1970, moriva Giuseppe Ungaretti, una delle voci più significative della poesia italiana del Novecento. “Poeta di trincea”, come egli stesso ricordava, Ungaretti prese parte come volontario alla Prima Guerra mondiale e di quella diretta e traumatica esperienza, del vivere e del morire sul fronte, rese una intensa e dolente testimonianza. Quei versi irruppero sulla scena letteraria con uno stile del tutto nuovo, rivoluzionario, che influenzerà profondamente l’evoluzione della poesia italiana.

Distaccandosi nettamente dalla lirica tradizionale, la poesia di Ungaretti si impegnava a indagare in profondità la parola, scavandone e dilatandone i significati più intimi e assoluti, evocando suggestioni e richiami ad altre immagini, per giungere a vere e proprie folgorazioni, come nella celeberrima M’illumino d’immenso. Da qui si venne configurando il volto di un nuovo movimento letterario, definito in seguito “Ermetismo”, di cui Ungaretti è considerato unanimemente il padre.

Grande poeta, fraternamente solidale con le ansie di ogni essere umano, Ungaretti ha continuamente ricercato una intuizione che illuminasse un frammento di verità in tutto il percorso della sua vita: dagli abissi di sofferenza della guerra, all’angoscia esistenziale, fino alla ritrovata fede in Dio.

Indimenticabili restano le sue apparizioni televisive, come quelle del 1968 quando, introducendo le puntate dell’Odissea, declamava alcuni brani del poema omerico, coinvolgendo e appassionando il pubblico con la sua potenza espressiva.

Rendiamo omaggio a Giuseppe Ungaretti, una tra le personalità più rappresentative della cultura italiana del secolo scorso».


Adesso, invece, a fare "cultura" in tv sono trasmissioni come Il Grande Fratello o conduttori come Maria de Filippi e l'ectoplasmatica Barbara D'Urso... Sic transit gloria mundi.

Naturalmente, quest'ultimo paragrafo non era nel discorso di Mattarella... ma con quello che ci ha ricordato è come se lo avesse sottinteso.