Finalmente trasparenza. Con queste parole il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha commentato l’avvio della piattaforma nazionale che raccoglie i dati sulle liste d’attesa forniti dalle Regioni. “Rispecchiano puntualmente la situazione Asl per Asl, prestazione per prestazione. Partendo dai dati oggettivi, si può agire”, ha dichiarato in un’intervista a Il Messaggero. Un passo avanti importante, secondo il Ministro, che rompe con anni di opacità e consente di affrontare in modo concreto il problema dei ritardi, che ancora oggi in molti casi restano “inaccettabili”.

Schillaci non ha escluso l’uso dei poteri sostitutivi nei confronti delle Regioni inadempienti, specificando che l’intento non è punitivo, ma correttivo: “In caso di difficoltà non esiteremo a far scattare il meccanismo”. Un messaggio chiaro: chi non è in grado di garantire i livelli essenziali di assistenza dovrà essere affiancato o, se necessario, sostituito.

Altro tema centrale è l’inappropriatezza delle prescrizioni mediche. “Constatiamo un incremento evidente – ha detto il Ministro – e dobbiamo assicurarci che ogni cittadino abbia accesso solo agli esami e alle visite realmente necessari”. Non si tratta solo di contenere i costi, ma di garantire l’accesso a chi ne ha davvero bisogno. Per affrontare il problema, Schillaci punta anche sulle nuove tecnologie: “L’intelligenza artificiale potrà aiutarci a identificare meglio le prestazioni necessarie. Non credo in provvedimenti coercitivi, ma bisogna far capire, anche ai cittadini, quando un esame è davvero utile”.

Per rendere la professione medica più sicura, Schillaci rilancia anche la proposta di rendere permanente lo scudo penale per i medici, oggi previsto solo in forma temporanea. “Vogliamo che i medici siano più tranquilli nell’esercizio della loro professione”, ha detto. Ma la serenità professionale passa anche da un sistema che non li costringa a prescrivere per tutelarsi legalmente.

Non poteva mancare il riferimento alla grave carenza di personale, sia medico che infermieristico. “Dobbiamo rendere più attrattiva la professione – ha sottolineato – e puntare sul capitale umano. Gli operatori sono la parte migliore del nostro Servizio Sanitario Nazionale: vanno pagati meglio, vanno tutelati, bisogna ridurre il carico burocratico”.

Il Ministro ha parlato di flessibilità di carriera per i giovani medici e ha citato alcune specializzazioni oggi in crisi di vocazioni, come pronto soccorso, radioterapia e anatomia patologica. “Siamo già intervenuti aumentando i compensi per chi sceglie queste discipline”, ha aggiunto.

Anche sul fronte degli infermieri la situazione è critica. “Mancano in Italia, in Europa, negli Stati Uniti e in Giappone. Non si può ignorare l’estero”, ha detto Schillaci, aprendo alla possibilità di reclutare personale sanitario da altri Paesi, a patto che il percorso formativo sia compatibile con quello italiano e che venga affrontato il nodo della lingua.

Ma il Ministro non si limita a guardare fuori dai confini: “Dobbiamo anche rivalutare la professionalità degli infermieri italiani e rendere più attrattivo il corso di laurea. Serve pagare di più, altrimenti i giovani non sceglieranno questa strada”.

La direzione indicata da Schillaci è chiara: trasparenza nei dati, interventi mirati dove le Regioni falliscono, uso intelligente della tecnologia, valorizzazione del personale sanitario e un cambio di passo nella gestione delle risorse. Nessuna rivoluzione a colpi di slogan, ma azioni puntuali e – soprattutto – misurabili. Perché oggi, finalmente, i numeri ci sono. E con i numeri, non ci sono più scuse.