Ormai, il divieto di ingresso negli Usa voluto da Trump contro i cittadini di alcuni paesi di religione a maggioranza islamica sta diventando uno scontro tra i diversi poteri che regolano le vicende politico-istituzionali degli USA.

Venerdì scorso un giudice federale di Seattle, James Robart, ha sospeso l'ordine esecutivo firmato da Trump lo scorso 27 gennaio che limitava per alcuni mesi, in attesa di futuri provvedimenti, l'ingresso in America dei rifugiati e di persone appartenenti alle seguenti nazioni: Iran, Iraq, Libia, Somalia, Sudan, Siria e Yemen.

Non appena venuto a conoscenza del provvedimento, Trump ha espresso via Twitter il suo giudizio negativo sulla decisione di Robart, definito dal presidente USA un "cosiddetto" giudice.

 

Per l'amministrazione Trump, quanto accaduto due giorni fa rappresenta un'invasione da parte del potere giudiziario nelle prerogative attribuite al presidente degli Stati Uniti.

Nella sentenza che ha accompagnato la sua decisione, Robart ha però sottolineato che i tre rami che costituiscono il governo - il Congresso, il potere esecutivo e quello giudiziario - hanno poteri tra loro equamente suddivisi. Pertanto, il lavoro della magistratura e della corte di Seattle, è limitato unicamente ad assicurare che quanto viene fatto dagli altri due rami che governano il paese sia compatibile con le leggi americane e aspetto ancora più importante, con la Costituzione americana.

La risposta di Trump è arrivata sabato con l'annuncio che il Dipartimento di giustizia avrebbe fatto ricorso contro la sentenza del giudice Robart per rendere di nuovo esecutivo il decreto presidenziale.

Il presidente Trump aveva pubblicizzato l'iniziativa con la sua solita comunicazione assertiva, affermando che avrebbe sicuramente vinto e che la sicurezza degli USA sarebbe stata ripristinata.

Non era chiaro quando il ricorso, esaminato da tre giudici, sarebbe stato discusso. La Corte d'appello ha però preferito accelerare i tempi, così, già nella tarda serata di sabato ha espresso la propria decisione confermando la revoca del giudice Robart e sentenziando una nuova ennesima brutta figura per l'amministrazione Trump.