«È una bella giornata, è la Festa della Lombardia, e ho firmato il decreto che stabilisce che il referendum per l'autonomia si farà domenica 22 ottobre, dalle 7 alle 23.»

Queste le parole con cui il presidente Roberto Maroni ha oggi annunciato a Cremona - dove si è tenuta la seduta della Giunta regionale, in trasferta in occasione della Festa della Lombardia - il referendum per l'autonomia che la regione Lombardia celebrerà insieme alla regione Veneto.

«È un appuntamento straordinariamente importante per tutti i Lombardi - ha proseguito Maroni - perché può significare la svolta: una nuova storia per la Lombardia, con la possibilità di tenerci le risorse che ci servono per fare tutte le cose che dobbiamo fare. Sono molto contento ed emozionato, è il coronamento di tante battaglie e la realizzazione di un sogno. Adesso la parola passa al popolo, come è giusto che sia in ogni sistema democratico.»

Maroni, che si è accodato ad un'idea di Zaia, enfatizza la celebrazione di un referendum di cui nessuno capisce l'utilità e, di conseguenza, la necessità. Infatti, i rapporti stato regioni son ormai ben consolidati da una legislazione passata al vaglio di diverse sentenze, specialmente dopo la modifica costituzionale del Titolo V. Pertanto, far credere ai lomabardi (e ai veneti) che mettendo una croce sulla casella corretta le rispettive regioni inizino a godere di un'autonomia propria, compresa quella fiscale, è del tutto falso.

Ed è proprio questo l'aspetto paradossale della vicenda, il fatto che veneti e lombardi siano chiamati a votare senza sapere su quali contenuti esprimere o meno il loro consenso. Più o meno quanto è accaduto per il referendum costituzionale del 4 dicembre dello scorso anno, quando gli italiani furono chiamati a votare su dei titoli il cui contenuto, oltre che sconosciuto ai più, era completamente diverso rispetto al "contenitore".

Il 22 ottobre sarà più o meno la stessa cosa. A lombardi e veneti verrà propagandato dalla Lega un referendum sull'autonomia delle loro regioni. Ovvia sarà la risposta, salvo poi che riguarderà solo argomenti marginali della legislazione vigente, con lombardi e veneti che continueranno ad essere italiani e a pagare le stesse tasse di prima.