Questa la dichiarazione di Roberto Speranza riportata dall'Ansa: «Non si può più stare zitti ed è il momento che si faccia una discussione vera sull'identità del Partito Democratico. L'identità del Partito Democratico si può decidere solo in un congresso anticipato».

Roberto Speranza, di area bersaniana, prima della rivoluzione renziana era capogruppo alla Camera del PD e, adesso, fa parte della minoranza del partito. Con il passare del tempo, le critiche espresse da parte di deputati e senatori che ancora continuano a far parte del PD, nel frattempo alcuni hanno deciso di andarsene formando il gruppo di Sinistra Italiana, non hanno ottenuto eccessivo spazio nelle cronache. In fin dei conti, dopo qualche mal di pancia, Speranza ed altri come lui avevano finito per seguire le imposizioni di Renzi, in cambio di promesse di revisioni future o dello spostamento di qualche virgola su quanto era stato deciso in Parlamento.

Ma finora, per l'appunto, si era sempre, o quasi, parlato di mal di pancia legati ai lavori d'aula. Stavolta, invece, si parla di congresso anticipato. È la linea del partito, quella indicata dal suo segretario, ad essere messa in discussione... in pubblico!

Anche chi di politica non ne capisce, in questi due anni in cui Renzi è divenuto segretario, il PD è diventato un partito da quasi socialdemocratico a smaccatamente democristiano, con l'unica differenza, rispetto ai tempi della vera DC, che gli accordi di governo vengono fatti non con la sinistra,  ma con la destra.

Al momento, il confine sugli accordi era tracciato sul partito di Alfano. Con la votazione al Senato dell'ex ddl Cirinnà diventato maxiemendamento del Governo, Renzi ha passato il Rubicone dell'NCD approdando al lido verdiniano del gruppo ALA, i cui senatori, molto chiaramente, parlano di ingresso nella maggioranza in pianta stabile, con la richiesta di assegnazione di incarichi ufficiali.

La dichiarazione di Speranza può anche esser vista come una mossa studiata  e scontata allo stesso tempo, in conseguenza dell'annunciata candidatura di Enrico Rossi, lui sicuramente di sinistra, come sfidante alla segreteria del partito. D'altra parte, le richieste dei verdiniani che chiedono un compenso per il lavoro al Senato, dove il loro apporto numerico è determinante, divenute insistenti dopo l'approvazione della Cirinnà, sono una scusa valida per chiedere un chiarimento sulla linea politica del partito.

Se in questa situazione ci si sia infilato Renzi da solo, che in tal modo non potrebbe più esser definito tanto furbo, o che sia stata una manovra strategica pensata dalla minoranza dem è impossibile dirlo.  Resta il fatto che la richiesta non potrà non essere almeno discussa, anche se è impensabile che verrà concessa. E resta il fatto che le divisioni del partito si acuiranno ancora di più creando ulteriori problemi allo "statista" di Rignano che probabilemnete vedrà allargarsi il fronte del no sul referendum costituzionale, diventato ormai un'arma di ricatto per molti, essendo l'unico fondamento su cui si basa il futuro politico di Matteo Renzi.