«Fabo è morto alle 11.40. Ha scelto di andarsene rispettando le regole di un Paese che non è il suo.»

Questo l'annuncio di Marco Cappato dell'Associazione Luca Coscioni con cui ha comunicato la decisione di Fabiano Antoniani, dj Fabo, di ricorrere al suicidio assistito per porre fine ad una vita che lui aveva catalogato come non vita.

Cieco e tetraplegico, Fabo aveva chiesto alle autorità italiane che si affrettassero a decidere su una legge per il fine vita. L'appello al presidente della repubblica Mattarella è caduto nel vuoto.

Stanco di attendere oltre, Fabo si è fatto accompagnare in Svizzera. Dopo le visite di rito, la decisione di porre fine a quella che per lui era solo un'inutile e prolungata agonia.

Interpretare la sua scelta che, in casi analoghi in Italia è sempre causa di polemiche, sarebbe non solo inutile, ma irrispettoso nei confronti della dignità e del coraggio dimostrati.

Rispetto è un termine che, ultimamente, è tornato di moda nella politica italiana, ma non per promuovere qualcosa di utile, ma solo per alimentare polemiche. Polemiche che sono la sola miniera delle idee dei politici nostrani, appecorati alla spiritualità dei desiderata ecclesiastici e insensibili alla razionalita delle necessità terrene dei loro ammnistrati.

Quindi, non attendiamoci niente da questa vicenda. Non servirà da esempio e da incentivo a porre rimedio ad una carenza legislativa sempre più necessaria. Le leggi in Italia sono tantissime. Il loro numero è abnorme se confrontato con quello degli altri paesi europei. Nonostante ciò, i politici italiani continuano imperterreti nella loro opera di produrre nuove norme inutili, dichiarando oltretutto la necessità di sburocratizzare il paese.

Tra tutte le leggi inutili, sperare anche in una legge necessaria come quella sul fine vita è chiedere troppo?