Durante la riunione annuale, in videoconferenza, del Consiglio per lo sviluppo della società civile e dei diritti umani, il presidente russo Vladimir Putin, tra le altre cose, ha parlato della "operazione militare speciale" in Ucraina.

Putin ha detto che una parte di quei risultati potrà manifestarsi solo dopo molto tempo, ma ha anche ricordato che già adesso sono stati acquisiti nuovi territori... un risultato significativo per la Russia, facendo presente che il Mar d'Azov ora è diventato un mare interno della Russia, aggiungendo che anche Pietro il Grande ai suoi tempi ha combattuto per l'accesso al Mar d'Azov. La cosa più importante, però, sono le persone che vivono in tutti questi territori:

"I risultati del referendum hanno mostrato che le persone vogliono stare in Russia e considerarsi parte di questo mondo, parte di questo spazio e della nostra cultura, tradizioni e lingua comuni. Questo è il risultato più importante. Ora sono con noi. Ci sono milioni di persone. Questa è la cosa più importante", ha sottolineato Putin.

Putin, non ha mancato di ripetere che la guerra non è stata iniziata adesso dalla Russia ma nel 2014, dopo il colpo di stato in Ucraina, dalle allora autorità di Kiev, con l'intento di sopprimere la volontà dei cittadini che vivono nel Donbass. Pertanto, la Russia è stata costretta a lanciare un'operazione speciale per proteggere le repubbliche [per gli ucraini gli oblast, ndr] di Donetsk e Luhansk.

Riguardo alla possibilità di nuovi soldati da mobilitare e inviare in Ucraina il presidente russo ha detto che al momento non vi è necessità:

"Dei 300.000 mobilitati, solo 150.000 sono nella zona delle operazioni speciali, di cui 77.000 in unità combattenti, e il resto è in seconda o terza linea o sta avendo un addestramento supplementare".

Putin ha parlato anche dell'uso di armi nucleari, affermando che il rischio di una guerra nucleare è in aumento e che tale evidenza non può essere negata.

Il tema di un possibile conflitto nucleare è stato sollevato da Svetlana Makovetskaya, direttrice di una fondazione indipendente di analisi e ricerca. Ha detto che c'è molta preoccupazione rispetto alla questione e ha proposto al presidente, in un gesto di buona volontà, di dichiarare che la Russia non sarà in nessun caso la prima a usare armi nucleari.

"Riguardo alla Russia che non sarà la prima a ricorrere in nessuna circostanza alle armi nucleari, beh, se non sarà la prima a usarle in nessuna circostanza, allora non sarà nemmeno la seconda, perché un attacco nucleare sul nostro territorio limiterebbe notevolmente le possibilità di risposta", ha fatto presente Putin.

Poi però il presidente russo ha aggiunto, contraddicendo quanto appena aveva affermato:

"La nostra strategia per l'utilizzo dei mezzi di difesa - e consideriamo le armi di distruzione di massa, le armi nucleari come difesa - è tutta costruita attorno al cosiddetto contrattacco di rappresaglia, nel senso che quando ci viene inflitto un attacco, ne infliggiamo uno in risposta".

Putin ha sottolineato che la Russia non dà le sue armi nucleari ad altre nazioni ma, se necessario, proteggerà i suoi alleati "con tutti i mezzi a propria disposizione", ricordando che Mosca, a differenza degli Stati Uniti, non dispiega il proprio arsenale nucleare tattico in altri Paesi.