Non l'hanno presa bene, al Milan, l'ennesima pesante sconfitta per 3-0 subita dai rossoneri in trasferta, addirittura da una squadra come il Verona che lotta per non retrocedere.

Un discorso è vivacchiare per lottare per un posto in Europa League dopo aver fatto una campagna acquisti che abbia permesso di risanare le casse di una società in dissesto. Altro discorso è aspirare alla competizione europea minore dopo aver speso (o promesso di pagare in futuro) 240 milioni di euro in nuovi giocatori sperando di arrivare primi in classifica o di piazzarsi tra le prime quattro squadre in campionato per aspirare ad un posto in Champions.

Quindi, dopo aver sostituito prima il preparatore e poi l'allenatore, non potendo sostituire (almeno per il momento) i giocatori, il Milan ha deciso di "mettere in castigo" la squadra, annullando la classica cena sociale di fine anno con famiglie e dirigenti e obbligando i giocatori in ritiro a Milanello per i prossimi giorni, almeno fino alla partita interna con l'Atalanta, squadra che in questo momento pare proibitiva per il Milan, così come la Fiorentina che affronterà in trasferta tra meno di due settimane.

Nella tragicommedia di cui il Milan è diventato protagonista, adesso tutti, ma proprio tutti, si accorgono dell'inadeguatezza dei dirigenti - Mirabelli in testa - e dell'inconsistenza, sia fisica che patrimoniale, della proprietà. E pure la solidissima situazione finanziaria propagandata da Fassone solo tre mesi fa, adesso è diventata improvvisamente una specie di disastro epocale.

Quello del Milan costituisce un ottimo esempio di cosa significhi voler guardare o meno la realtà dei fatti senza farsi ingannare da questioni di tifo o cuore calcistico. E questo vale sia per i tifosi che per i giornalisti.