Come era facile prevedere, è finito in un diluvio di tweet, da parte del prossimo ex ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, il commento della sua perfetta e corretta gestione della trattativa per il passaggio di Ilva al colosso ArcelorMittal che è culminato con il seguente post:


I sindacati, tutti, si sono alzati dal tavolo di confronto annunciando che la trattativa era da definirsi conclusa. Un atteggiamento di completa chiusura? Per il momento sì, ma riprenderà con il prossimo governo, purché da parte del nuovo ministro vi sia l'intenzione di verificare tutte le opportunità per dare garanzie ambientali, produttive ai lavoratori di Taranto e di Genova. E rimanendo in tema social, questo è stato il commento della Cgil:


Per la Fiom, la segretaria generale Francesca Re David ha detto che «il problema è che tutto il negoziato è condizionato dal contratto di affitto e la trattativa è bloccata da questo contratto. Mittal non ha bisogno di un accordo sindacale per acquisire l'Ilva, l'accordo è solo vincolante per averla alle condizioni imposte dalla società.»

«Oggi - ha aggiunto Re David - è stato fatto solo qualche cambiamento da parte del governo e non di Mittal, che non si è spostata mai di un centimetro.»

Il nodo più spinoso della trattativa è quello relativo ad esuberi, taglio del salario e aggiramento della legge dello Stato che prevede la continuità del rapporto di lavoro, possibilità di esternalizzare le attività ora gestite in modo diretto e, per Genova, il non rispetto dell'Accordo di Programma.

In pratica, il ministro Calenda, dopo aver siglato un accordo che consente ad ArcelorMittal di licenziare l'attuale forza lavoro, pretende che i sindacati accettino passivamente quanto già concordato, accontentandosi di incentivi all'esodo e vaghe rassicurazioni per quanto riguarda future riassunzioni.