Quasi un anno fa Vasco Errani veniva nominato Commissario straordinario del Governo per la ricostruzione dei comuni devastati dal sisma del 2016.

Queste le funzioni e i compiti che gli erano stati assegnati. Il Commissario, riferendo direttamente al Presidente del Consiglio, "opera il coordinamento con le Amministrazioni statali, in raccordo con i Presidenti delle Regioni interessate dal sisma e con i Sindaci, nonche’ in stretto contatto con l’Autorita’ nazionale anticorruzione, per definire piani, programmi e risorse necessarie a ricostruire edifici pubblici e privati ed infrastrutture."

In pratica, da solo, Vasco Errani doveva rimettere in piedi decine di comuni sparsi in quattro regioni in un anno di tempo... neanche fosse dotato di bacchetta magica. Il risultato è che trascorsi 12 mesi dal suo insediamento le macerie del terremoto, in massima parte, si trovano esattamente dove erano il 24 agosto 2016, le cosiddette casette non sono ancora in numero sufficiente per ospitare le vittime del sisma e la ricostruzione è ben lontana dall'essere iniziata.

Scaduto il mandato, Errani - probabilmente lunedì - presenterà a Gentiloni le proprie dimissioni. A cosa sono dovute? Principalmente ad un fatto politico. Un anno fa, Vasco Errani era ancora spendibile come rappresentante del PD. Adesso, dopo la scissione del partito, bersaniano da sempre, Errani finirà per essere un candidato di MDP alle prossime politiche. Non poteva pertanto continuare nel suo ruolo di commissario, coordinandosi con un governo supportato da un partito con cui adesso non è possibile allearsi.

La sua opera è stata un fallimento? A vedere i luoghi del terremoto la risposta parrebbe scontata. Però, i sindaci del luogo sembravano aver trovato in Errani un valido supporto come riferimento per venire a capo dei complicati intrichi burocratici che frenano la ricostruzione. Quindi, adesso, per molti di loro l'abbandono di Errani è un fatto più che negativo. Il loro timore è quello di dover ripartire da zero.

Il governo, infatti, sembra orientato ad utilizzare una nuova procedura per interfacciarsi con i comuni terremotati, affidandosi ai governatori delle regioni, forse coordinati da una figura di raccordo.

Probabilmente, finirà che quanto finora fatto verrà rivisto, rivalutato e rimodulato in base alle necessità della nuova struttura, con buona pace dei tempi che inevitabilmente si allungheranno.