Il CNCA, Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza, associazione di promozione sociale a cui aderiscono circa 250 organizzazioni - fra cooperative sociali, associazioni di promozione sociale, associazioni di volontariato, enti religiosi - presenti in quasi tutte le regioni d'Italia, ha presentato oggi a Roma il dossier "Gioco sporco, sporco gioco. L'azzardo secondo le mafie".

«Le indagini giudiziarie sulle infiltrazioni mafiose nel settore dell'azzardo parlano chiaro: le mafie stanno investendo in modo sempre più massiccio e capillare in questo business, che permette di riciclare enormi quantità di denaro sporco, fare affari e rinforzare la propria presenza sui territori.

Anche per questo occorre una legge che regolamenti il fenomeno nel suo complesso e che preveda misure mirate per ostacolare la presenza delle organizzazioni mafiose nel settore del gioco d'azzardo.» Questa la denuncia con cui don Armando Zappolini, presidente di CNCA, ha introdotto il dossier.

Dossier che presenta una fotografia dello stato attuale del rapporto tra criminalità organizzata e azzardo. Un quadro sottoscritto anche da Filippo Torrigiani - consulente su questi temi sia del CNCA che della Commissione Parlamentare Antimafia - in base ai dati e alle informazioni che si ricavano dalle principali inchieste giudiziarie condotte in Italia per combattere il riciclaggio e la criminalità organizzata.

«Per troppo tempo - ha sostenuto Torrigiani - si è erroneamente creduto che se lo Stato avesse ampliato, controllato e gestito l'offerta del gioco lecito, si sarebbe contrastata la presenza dell'illegalità, sino a rendere il mercato del gioco illegale improduttivo.

Il corso degli eventi, invece, ha sancito ben altro. I tentacoli dell'illegalità prosperano benissimo su un binario "parallelo" e con un giro di affari difficilmente quantificabile; la realtà incontrovertibile evidenzia come, a fronte di una maggiore offerta del "gioco legale" sia più semplice per i clan malavitosi trarre profitti attraverso pratiche di usura, riciclaggio, estorsione, imposizione.»

"Secondo le ultime stime - come ci informa il dossier - il mercato globale del gioco d’azzardo, a fine 2016, si è attestato su un valore di circa 470 miliardi di dollari, corrispondente alle riserve finanziarie di alcune super potenze mondiali, come pure al fatturato di aziende globali il cui organico supera gli 80mila dipendenti." Mercato che in Italia, nel 2015, ha raggiunto un valore di quasi 90 miliardi di euro (incluso il gioco on-line), e che è gestito da 12 concessionari autorizzati dallo Stato che operano con una rete industriale che sul territorio interessa 7.000 imprese e coinvolge oltre 120.000 addetti, a cui si aggiungono 104 concessioni rilasciate per l’esercizio del gioco online.

L'ingresso della criminalità nel gioco d'azzardo lecito, in futuro dovrebbe essere ostacolato dalle proposte di modifica normativa inviate dalla Commissione Antimafia ai due rami del Parlamento. Gli ambiti delle proposte riguardano barriere all’ingresso (per evitare a soggetti che non ne abbiano le caratteristiche di partecipare a gare o a procedure per il rilascio, rinnovo e manutenzione delle concessioni), revisione delle sanzioni penali e amministrative, rafforzamento delle misure antiriciclaggio per la tracciabilità delle vincite, politiche antimafia e ruolo autonomie locali, una nuova governance del settore.

«Noi riteniamo - ha affermato don Zappolini - che, per realizzare un efficace contrasto alle mafie nel settore azzardo, debba essere considerato come punto di riferimento imprescindibile il lavoro compiuto in merito dalla Commissione Parlamentare Antimafia che ha avanzato 23 proposte di modifica normativa rivolte al legislatore, riportate nel dossier.»

Nella postfazione del dossier, curata dal senatore Stefano Vaccari, è espressa la speranza che "i segnali di criticità del sistema nazionale dei giochi e delle scommesse, provenienti oltre che dalle indagini dalla comunità sociale nei confronti dell’azzardo e delle connesse patologie (penso al lavoro di CNCA e «Mettiamoci in gioco») e dalle iniziative di Avviso Pubblico, non debbono e non possono essere ignorati dal Parlamento e dal Governo anche se oramai in scadenza di legislatura.