Donald Trump intensifica la sua offensiva commerciale contro i Paesi esportatori, annunciando nuovi dazi su settori strategici come automobili, semiconduttori e prodotti farmaceutici. Il presidente americano, insediatosi a fine gennaio, ha confermato l’intenzione di imporre tariffe che potrebbero arrivare fino al 25%, con l’obiettivo di ridurre il persistente deficit commerciale del Paese. Le misure, che dovrebbero entrare in vigore già ad aprile, segnano un ulteriore passo nella sua politica protezionistica, dopo i dazi precedentemente introdotti su acciaio e alluminio.
Durante una conferenza stampa tenuta martedì a Mar-a-Lago, in Florida, Trump ha fornito alcune anticipazioni sui piani dell’amministrazione. Rispondendo a una domanda sull’industria automobilistica, ha dichiarato: “Probabilmente ve lo dirò il 2 aprile, ma sarà circa del 25%”. Per quanto riguarda semiconduttori e farmaceutica, ha aggiunto che le tariffe partiranno dal “25% e oltre”, con aumenti graduali previsti nel corso dell’anno. L’approccio riflette la linea adottata sin dall’inizio del suo mandato, che vede nei dazi doganali lo strumento chiave per proteggere l’economia statunitense e incentivare la produzione interna.
Tuttavia, Trump ha lasciato aperta una via d’uscita per i partner commerciali: investire direttamente negli Stati Uniti. “Vogliamo dare loro il tempo di arrivare (…) vogliamo dare loro una possibilità”, ha sottolineato, suggerendo che la costruzione di stabilimenti produttivi sul suolo americano potrebbe esentare le aziende dalle nuove tariffe. Questa proposta sembra mirare a bilanciare la pressione commerciale con l’attrazione di investimenti stranieri.
L’annuncio ha suscitato reazioni caute, soprattutto in Asia, dove Paesi come Taiwan, Corea del Sud e Giappone – tra i principali esportatori di automobili e semiconduttori – dipendono dalla protezione statunitense per la loro sicurezza geopolitica. Il Ministero dell’Economia di Taiwan ha promesso di “monitorare e supportare le industrie taiwanesi”, in attesa di dettagli più chiari sulla portata dei dazi.
Il portavoce del governo giapponese, Yoshimasa Hayashi, ha invece sottolineato “l’importanza dell’industria automobilistica” per il Paese, assicurando che Tokyo adotterà “misure appropriate” dopo aver analizzato le specifiche delle tariffe.
La Corea del Sud, già colpita dai dazi sull’acciaio e legata agli Stati Uniti dall’ombrello nucleare contro le minacce della Corea del Nord, ha espresso l’intenzione di “costruire una stretta relazione” con l’amministrazione Trump. Una posizione che riflette la necessità di bilanciare interessi economici e strategici in un contesto di crescente tensione commerciale.
Anche l’Unione Europea è al centro del dibattito. Trump ha accolto con favore la recente decisione dell’UE di ridurre le tariffe sulle automobili dal 10% al 2,5%, equiparandole a quelle applicate dagli Stati Uniti. “Ora è al 2,5%, esattamente lo stesso livello che applichiamo noi”, ha commentato soddisfatto. Tuttavia, ha criticato duramente Bruxelles per il trattamento “molto ingiusto” riservato agli Stati Uniti, lamentando un deficit commerciale che, secondo lui, ammonterebbe a 350 miliardi di dollari. I dati del Dipartimento del Commercio statunitense indicano però una cifra inferiore, pari a 235 miliardi di dollari nel 2024, con un surplus americano nel settore dei servizi.
L’escalation della strategia commerciale di Trump potrebbe avere conseguenze significative sulle catene di approvvigionamento globali e sulle relazioni con i partner internazionali. Per affrontare la questione, il Commissario europeo per il commercio e la sicurezza economica, Maros Sefcovic, è giunto martedì a Washington per una visita di due giorni.
Previsti incontri con il Segretario al commercio Howard Lutnick e il rappresentante della Casa Bianca per le relazioni commerciali, Jamieson Greer, nel tentativo di mitigare le tensioni e trovare un terreno comune.
Trump, dal canto suo, rivendica i primi successi della sua politica: “Sono stato contattato da alcune delle più grandi aziende del mondo e, grazie a ciò che stiamo facendo con i dazi e gli incentivi, vogliono tornare negli Stati Uniti”. Resta però da vedere se questa strategia porterà effettivamente a un rilancio della produzione interna o se, al contrario, innescherà ritorsioni e un’ulteriore escalation delle guerre commerciali.
I nuovi dazi annunciati da Trump rappresentano una sfida per l’economia globale, mettendo sotto pressione settori chiave come l’automotive, la tecnologia e la sanità. Se da un lato l’amministrazione americana punta a rafforzare la propria industria, dall’altro rischia di compromettere relazioni commerciali consolidate. Le prossime mosse dei partner internazionali e l’evoluzione dei negoziati saranno decisive per determinare l’impatto di queste politiche, non solo sugli Stati Uniti, ma sull’intero sistema economico mondiale.