Stamani l'Istat ha pubblicato i dati (provvisori) relativi all'occupazione per febbraio 2016. I risultati non sono confortanti. La stima degli occupati diminuisce dello 0,4%, segnando un calo di 97 mila unità tra le persone occupate, sia tra uomini e donne in una fascia di età tra i 25 e i 49 anni. Il tasso di occupazione, pari al 56,4%, cala dello 0,2% rispetto al mese precedente.

Più in dettaglio il calo si registra tra i lavoratori dipendenti con -92.000 unità tra quelli con contratto a tempo indeterminato e -22 mila unità tra quelli con contratto a termine. Invece, sono in recupero i lavoratdori indipendenti con +17.000 unità.

Come riporta l'Istat, per i lavoratori dipendenti, quello registrato a febbraio è il primo calo dall'inizio del 2015, data in cui è entrato in vigore il Jobs Act. Il dato di febbraio riporta ai valori registrati a dicembre 2015 il numero di dipendenti con contratto a tempo indeterminato annullando la crescita che c'era stata a gennaio 2016, mentre prosegue la tendenza negativa per i contratti a termine.

Quindi, come anche l'Istat ipotizza, la crescita di gennaio era  dovuta per approfittare dell'ultima occasione per accedere agli incentivi introdotti dal Governo nella legge di stabilità 2015 per i nuovi assunti. Infatti, nel 2016 gli incentivi sono stati ridotti quasi di un terzo e vengno erogati per due anni invece che per tre.

Quindi, il risultato logico di questi dati dimostra quello che, al di là della propaganda, era ormai evidente: il Jobs  Act aveva poco a che fare con l'incremento del numero di posti di lavoro che, invece, è stato "dopato" dagli incentivi offerti dal Governo. Incentivi, va sottolineato, che non riguardavano non solo la creazione di nuovi posti di lavoro, ma anche la trasformazione di contratti a termine in contratti a tempo indeterminato (chiamati così anche se entro 3 anni un lavoratore può essere licenziato in qualsasi momento e senza alcuna motivazione). Ridotti gli incentivi, anche il numero degli occupati è diminuito.

Dopo la diffusione dei dati gennaio 2016, il presidente del Consiglio si lasciò andare a dichiarazioni entusiastiche sulla bontà della sua riforma del lavoro. Questa volta i dati negativi registrati dall'Istat non sono ancora stati commentati né da Renzi, nè da altri ministri competenti.