Ennesimo agghiacciante promemoria di Save the Children relativo alle conseguenze sui bambini causate dai maggiori conflitti oggi in atto nel mondo, racchiuso nel rapporto titolato "Vittime delle armi esplosive".


In base agli ultimi dati della Ong, soltanto nei primi quattro mesi del 2019, in Yemen più di 400 minori sono già stati uccisi o sono rimasti feriti, mentre delle oltre 1.300 vittime registrate nel 2017 più di 3 su 5 hanno perso la vita o hanno riportato gravissime lesioni per effetto dell'utilizzo di armi esplosive durante il conflitto.

Una guerra cruenta che dall'inizio dell'escalation ha già fatto registrare oltre 19.000 raid aerei condotti dalla coalizione a guida saudita dall'inizio dell'escalation del conflitto, con circa 6.500 bambini che sarebbero rimasti uccisi o feriti dai bombardamenti.

Attacchi aerei condotti anche con bombe prodotte in Italia.


Nel rapporto di Save the Children anche la Siria dove, tra il 2011 e il 2016, le armi esplosive hanno provocato la morte o il ferimento di 14.000 minori, a fronte di circa 5.000 adulti combattenti.

Considerando il totale di coloro che hanno perso la vita durante il conflitto siriano, inoltre, tra i bambini l'83% è stato ucciso in seguito a esplosioni, contro il 12% tra i combattenti.

Dati che dimostrano che i minori hanno 7 probabilità in più di morire per effetto delle armi esplosive rispetto agli adulti direttamente coinvolti nei combattimenti.


Situazione simile in Afghanistan, dove nel 2017 tra le vittime del conflitto quasi 1 su 3 era un bambino, quasi 3.200 bambini, rimasti uccisi o feriti, di cui il 70% in seguito all'utilizzo di armi esplosive.

In particolare, il 28% dei minori è stato ucciso o ferito da mortai, granate e razzi; il 17% da ordigni rudimentali; il 16% a causa della presenza di ordigni inesplosi e l'8% in seguito a bombardamenti aerei.

Tra il 2016 e il 2017, inoltre, le armi esplosive hanno rappresentato la causa di morte per l'84% del totale dei bambini rimasti uccisi, contro il 56% in riferimento agli adulti.


Quanto alla Nigeria, attacchi suicidi e ordigni improvvisati sono stati nel 2017 la causa della morte o del ferimento della metà di tutti i bambini colpiti dal conflitto in corso nel paese.


«Il diritto internazionale - ha affermato Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children - chiarisce perfettamente che è doveroso garantire la protezione che meritano e di cui hanno bisogno ai bambini coinvolti nei conflitti.

Nonostante ciò, bombe e altre armi esplosive continuano a uccidere, ferire in modo gravissimo e terrorizzare migliaia di bambini ogni anno. È dunque quanto mai urgente che tutte le parti coinvolte nei conflitti, dai gruppi armati ai governi, facciano molto di più per proteggere i minori, a partire dal mettere la parola fine all'uso di queste armi nei luoghi che per i bambini dovrebbero essere sicuri e protetti, come scuole e ospedali».


E per dire "Stop alla guerra sui bambini", nell'ambito della nuova omonima campagna lanciata da Save the Children, centinaia di bambini, dall'Uganda a Roma, passando per le varie tappe del Giro d'Italia, si sono mobilitati attraverso un unico gesto simbolico, quello di una mano che vuol fermare metaforicamente ogni conflitto al mondo.

Una mobilitazione che nella Capitale, davanti al Colosseo, ha visto protagonisti anche 100 bambini, a simboleggiare i 100 anni compiuti quest'anno da Save the Children, che tutti insieme hanno dato vita a un flash mob con la mano protratta in avanti per dire basta alla guerra.